04 Dic SCUOLA DEI FILOLOGI
DATE:
1954-1956
LUOGO:
Leningrado
COMPONENTI:
Lev Losev, Vladimir Ufljand, Michail Eremin, Sergej Kulle, Leonid Vinogradov, Michail Krasil’nikov, Jurij Michajlov, Aleksandr Kondratov, Vladimir Gerasimov, Oleg Celkov.
INIZIATIVE EDITORIALI:
almanacchi Brynza (Bryndza) e S’’edim brynzu! (Mangiamo bryndza!), 1951-1952; antologia poetica UVEK (1977).
DESCRIZIONE:
La definizione di ‘Scuola dei filologi’ è da attribuire all’inventiva di Kostantin Kuz’minskij che battezzò in tal modo un nutrito gruppo di poeti conosciutisi intorno al 1954 durante le sessioni del LITO (LITeraturnoe Ob’’edinenie, Associazione letteraria) presso la facoltà di filologia: Lev Losev, Vladimir Ufljand, Michail Eremin, Sergej Kulle, Leonid Vinogradov, Michail Krasil’nikov, Jurij Michajlov e Aleksandr Kondratov, ultimo in ordine di tempo ad entrare nella compagnia e personalità tra le più rilevanti assieme a Losev e Ufljand. A questa cerchia di poeti, accomunati soprattutto dall’amicizia e dalla frequentazione degli stessi luoghi, oltre che da un’ostentata opposizione all’estetica dominante, vengono talvolta ascritti anche i nomi del pittore Oleg Celkov e di Vladimir Gerasimov, figura di riferimento grazie all’ingegno di tipo enciclopedico. Più che nell’utilizzo dei medesimi stilemi o nella sottoscrizione di una comune poetica letteraria, il mastice del gruppo può essere individuato nell’attitudine dilettantistica dimostrata nei confronti della creazione artistica, nel disinteresse esibito verso quel mondo editoriale ufficiale cui pure aspiravano molti tra gli autori contemporanei. È il caso, ad esempio, dei poeti afferenti a quella che sempre Kuz’minskij definì ‘Geologičeskaja škola’ (Scuola dei geologi), tra cui Andrej Bitov, Gleb Gorbovskij e Vladimir Britanišskij, frequentatori del LITO del Gornyj Institut (Istituto Minerario) i cui lavori vennero pubblicati dagli editori e dai periodici del tempo, mentre un’altra porzione della loro opera circolava nel Samizdat. Nonostante le qualità differenti di molti dei suoi membri (dall’alogismo caratteristico dell’opera di Kulle allo stile ironico e satirico di Losev, dal carattere esoterico dei versi di Eremin alla commistione di folclorico e solenne presente in Ufljand), la scuola dei filologi può essere considerata tra le primissime realtà ascrivibili a quello che in anni successivi si sarebbe definito andegraund, nonché il primo «gruppo performativo», secondo la definizione data da Ufljand («akcionistskaja gruppa»). Oltre che per il valore artistico delle singole personalità, il gruppo va infatti ricordato per l’inclinazione alla spettacolarizzazione del gesto artistico, attuata con uno spirito precorritore, benché radicato nella tradizione russa e occidentale della prima metà del secolo. Rimane fondamentale il carattere precipuamente estetico di queste improvvisazioni (di contro alla criminalizzazione in senso politico fattane dagli organi sovietici), a cui non prendevano parte tutti i componenti del gruppo e la cui realizzazione non sempre era pianificata in anticipo. Una di queste performances precede di qualche mese persino la morte di Stalin, oltre che la formazione di un vero e proprio gruppo dei filologi: il 1 dicembre 1952, anniversario dell’assassinio del dirigente del partito Sergej Kirov, all’apice della campagna nazionalista a chiare tinte antisemite scatenata dal dittatore, gli studenti Krasil’nikov, Michajlov ed Ėduard Kondratov, fratello del già citato Aleksandr, si presentarono alla consueta lezione di letteratura russa agghindati con abiti che richiamavano provocatoriamente la tradizione russa, accompagnati da prodotti altrettanto autoctoni (un cestello di vimini contenente grossi bulbi di cipolla, alcune pagnotte di pane di segala e tre bottiglie di kvas): questa sorta di happening ante litteram costò al trio la radiazione dal Komsomol, l’organizzazione giovanile del partito, e l’espulsione dall’università (Ė. Kondratov fu costretto ‘soltanto’ a cambiare dipartimento). Altra esibizione da ricordare è quella che vide protagonisti Eremin, Ufljand e Vinogradov, autori della scritta a caratteri cubitali «Evviva Pasternak!», comparsa sul lungofiume di fronte all’ingresso del Giardino d’estate dopo il conferimento del Nobel allo scrittore. Non tutte le azioni intraprese dai poeti filologi rimasero però prive di conseguenze: un altro anniversario, quello dello scoppio della rivoluzione (il 7 novembre 1956, caduto a pochi giorni dalla repressione della rivolta di Budapest), vide protagonista ancora Krasil’nikov, condannato a quattro anni di reclusione in un campo di lavoro in Mordovia per aver ‘salutato’ con invocazioni rivolte alla folla le «cricche sanguinarie di Tito Rankovič e Imre Nagy». Proprio nel 1956 si chiude l’epoca d’oro del gruppo, depauperato dai provvedimenti repressivi di cui furono vittime, oltre che Krasil’nikov, anche Ufljand e Vinogradov. Il gusto estetico dichiaratamente neoavanguardista, i gesti dimostrativi messi in atto al fine di provocare scandalo e il particolare rapporto con le ricorrenze richiamano alla mente il futurismo di inizio secolo, capitanato da una figura venerata, per ragioni molto diverse, tanto dall’ufficialità come dal nascente underground: Vladimir Majakovskij. Il gruppo dei filologi viene talvolta ricordato come ‘Krug Michaila Krasil’nikova’ (Circolo di Michail Krasil’nikov), ‘Osvežisty’ (dal verbo osvežit’, rinfrescare) o ‘UVEKi’ (gli UVEK). Quest’ultima denominazione rimanda a una delle pubblicazioni realizzate da alcuni dei componenti: una raccolta samizdat datata 1977 e titolata con l’acronimo formato dalle iniziali dei quattro autori-redattori: Ufljand, Vinogradov, Eremin e Kulle. Ad alcuni appartenenti alla Filologičeskaja škola viene attribuita anche l’edizione degli almanacchi manoscritti Brynza (Bryndza) e S’’edim brynzu! (Mangiamo bryndza!), pubblicati presso la facoltà di Lettere nel 1951 o 1952 e contenenti versi di Michajlov, Krasil’nikov e, forse, di Aleksandr Kondratov.
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[Federico Iocca]
[scheda aggiornata al 13 marzo 2018]