21 Gen PIANETA FRESCO
DATA INIZIO:
dicembre 1967
DATA FINE:
1968
LUOGO:
Milano
DIRETTORE:
Fernanda Pivano, Ettore Sottsass
PRINCIPALI COLLABORATORI:
Renzo Angolani, Archizoom [Dario Bartolini, Lucia Bartolini, Andrea Branzi, Gilberto Corretti, Paolo Deganello, Massimo Morozzi], Gianni Berengo Gardin, Andrea D’Anna, Walter De Nardis, Vittorio Di Russo, Giordano Falzoni, Pino Franzosi, Renzo Freschi, Piero Gilardi, Allen Ginsberg, Gianni Lana, Lorenzo Malli, Pierfrancesco Marcenaro, Antonio Mariani, Livio Marzot, Puccio Paleari, Paolo Pasciolla, Donatella Pera, Mauro Petroni, Gianni Pettena, Angelo Pezzana, Roberto Pieraccini, Aldo Piromalli, Michelangelo Pistoletto, Fernanda Pivano, Graziella Puntelli, Poppi Ranchetti, Giulio Saponaro, Gianni Scarpelli, Miro Silvera, Piero Simonelli, Ettore Sottsass, Myriam Sumbulovich, Giorgio Tavaglione, Tommaso Trini, Piero Vignozzi.
DESCRIZIONE:
«Pianeta Fresco» è una delle più note riviste del movimento beat italiano. Viene fondata nel 1967 a Milano da Fernanda Pivano e dal marito Ettore Sottsass con la collaborazione di Allen Ginsberg, ideatore del titolo. Il primo numero è pubblicato nel dicembre del 1967 dalla casa editrice d’arte dello stesso Sottsass, le Edizioni East 128, in sole 275 copie; il secondo e il terzo numero, con i quali si conclude la breve esperienza della rivista, vengono pubblicati nel 1968 in un unico fascicolo, intitolato Tecnologia del decondizionamento, anch’esso stampato in poche centinaia di copie, in cui la data di pubblicazione indicata è quella dell’“equinozio d’inverno”, probabilmente riferita ai primi mesi dell’anno. Ispirata alle riviste underground d’oltreoceano, «Pianeta fresco» prende a modello soprattutto il «San Francisco Oracle» per la grafica psichedelica e i contenuti, ed è affiliata al circuito dell’Underground Press Syndicate, che sulla base del principio della libertà di stampa permette di ripubblicare in diverse sedi editoriali i testi apparsi sulle testate internazionali dell’underground. L’argomento principale all’interno della rivista è la non violenza, affiancato da altri temi della cultura beat come il rifiuto dell’autorità, l’antimilitarismo, le esperienze lisergiche e, in particolare, lo spiritualismo. Tra i numerosi interventi riguardanti il movimento beat statunitense si segnalano Dimostrazione o spettacolo come esempio, come comunicazione (n. 1), in cui Allen Ginsberg promuove forme di protesta simili alla festa e al gioco, e il Dialogo di Sausalito (n. 1), che consiste in un confronto su questioni ideologiche e esistenziali tra Ginsberg, Timoty Leary, Alan Watts e Gary Snyder. Da tempo impegnata nella divulgazione della letteratura beat in Italia, ma ostacolata dall’editoria ufficiale, Pivano dedica ampio spazio nella sua rivista alla letteratura statunitense presentando in traduzione alcuni testi poetici dei guru della beat generation come William Burroughs, Lawerence Ferlinghetti e, soprattutto, Ginsberg. Le traduzioni sono affiancate dai testi degli autori beat italiani, molti dei quali collaboratori anche di «Mondo beat» e frequentatori della casa di Fernanda Pivano, il “salotto” diventato uno dei maggiori luoghi di ritrovo del movimento beat milanese. Tra questi compaiono Gianni Milano, Poppi Ranchetti, Renzo Angolani, Renzo Freschi e Andrea D’Anna, autori di poesie e testi in prosa incentrati sull’identità e lo stile di vita beat. Al contrario delle altre riviste del movimento, su «Pianeta Fresco» non vengono trattate questioni generazionali e problemi della vita “pratica” dei beatnik – come ad esempio la repressione costante delle forze dell’ordine da loro subita o le fughe da casa degli adolescenti ribellatisi alle imposizioni familiari – ma argomenti di carattere più artistico e “intellettuale”. Gli interessi della redazione sembrano appartenere all’ambito estetico più che a quello sociale; la linea editoriale è infatti animata dalla convinzione che sia necessario costruire nuovi linguaggi e nuove forme di comunicazione per ostacolare il condizionamento sociale e favorire la scoperta di nuove esperienze percettive. In questo senso si sperimentano sulla rivista nuove forme di intersezione tra immagine e scrittura, proponendo al lettore una innovativa modalità di fruizione del testo. L’impaginazione progettata da Sottsass scardina programmaticamente le strutture tipografiche tradizionali e rende la lettura di «Pianeta Fresco» una vera e propria esperienza sensoriale. Il verso della lettura – di regola dall’alto al basso – e della successione delle pagine – che di norma va dall’inizio verso la fine del fascicolo – cambia da un articolo all’altro costringendo il lettore a capovolgere il volume ripetutamente e a scorrere le pagine andando avanti e indietro. A confondere le abitudini del lettore contribuisce anche la particolare impostazione della pagina e la serie continua di stimoli visivi: rispetto al testo, l’immagine si colloca in modo da infrangere la tradizionale gerarchia che la pone in funzione decorativa o didascalica rispetto ad esso, divenendo elemento significante al pari del segno verbale. Tali strategie contribuiscono intenzionalmente a far assumere al lettore un ruolo attivo nel processo di significazione. Si stabilisce, inoltre, un rapporto di totale continuità tra il contenuto del testo e ciò che viene suggerito dall’immagine, entrambi concorrono infatti al decondizionamento dell’esperienza e del pensiero da vincoli sociali e ideologici. Tra le novità dal punto di vista grafico si segnalano anche l’assenza di un logo e di una copertina, l’utilizzo di colori inediti, e la presenza di disegni eclettici e numerosi collage che determinano l’incontro tra tecniche tipiche delle avanguardie europee e suggestioni psichedeliche d’oltreoceano. Tra i principali collaboratori di Sottsass per la parte grafica ci sono esponenti delle avanguardie come Gianni Berengo Gardin, Michelangelo Pistoletto, Gianni Pettena e gli architetti del gruppo fiorentino Archizoom, ma anche artisti più vicini alla “base” del movimento beat come Giorgio [Giò] Tavaglione. Distinguendosi nettamente dalle altre riviste italiane autoprodotte per la cura e la ricercatezza della grafica, «Pianeta Fresco» sembra connotarsi come una rivista d’arte d’avanguardia più che come rivista di movimento, tuttavia, essa rappresenta l’espressione migliore della “corrente” hippie del movimento beat e un esempio d’incontro e di collaborazione tra l’avanguardia artistica degli anni Sessanta e la componente più “bassa”, propriamente underground, dei movimenti di dissenso culturale.
BIBLIOGRAFIA:
Sulla storia della rivista si veda in primo luogo F. Pivano, C’era una volta un beat, Arcana, Roma 1976; per una dettagliata descrizione dei contenuti e della linea editoriale si rimanda a P. Echaurren, C. Salaris, Controcultura in Italia 1966-77. Viaggio nell’underground, Bollati Boringhieri, Torino 1999 e a F. Ciaponi, Underground. Ascesa e declino di un’altra editoria, Costa&Nolan, Milano 2007. Si veda anche G. Maffei, P. Peterlini, Riviste d’arte d’avanguardia: esoeditoria negli anni Sessanta e Settanta in Italia, Bonnard, Milano 2005.
[Giovanna Lo Monaco]
[scheda aggiornata al 13 gennaio 2019]