BEAT 72

BEAT 72

DATE:
1966-1986

LUOGO:
Roma, via Giuseppe Gioacchino Belli n. 72

PROMOTORI:
Ulisse Benedetti, Fulvio Servadei, Simone Carella.

DESCRIZIONE:
Il Beat 72 rappresenta uno dei luoghi simbolo dell’avanguardia teatrale degli anni Sessanta e Settanta; esso nasce in connessione con il variegato fenomeno beat, a cui si riferisce il nome del locale, e si connota per lungo tempo come uno dei centri culturali principali della scena underground italiana. Per molti versi, nella prima fase di vita, il Beat 72 rappresenta l’altra faccia del movimento beat romano rispetto al Piper, che ne costituisce l’anima più commerciale e modaiola, tanto che viene ricordato come il “Piper dei poveri”, per il prezzo accessibile del biglietto d’ingresso che lo favorisce come luogo di elezione per i beatnik della capitale. Il Beat 72 si differenzia anche rispetto ai “luoghi” del movimento milanese, in cui si svolgono attività indirizzate verso scopi prettamente sociali e politici, poiché al suo interno si porta avanti in primo luogo la sperimentazione artistica, in unione con intenti dichiaratamente controculturali e riunendo molti dei talenti delle avanguardie del periodo, orientamento che caratterizza il locale durante tutta la sua esistenza. Viene fondato a Roma nel 1966 da Ulisse Benedetti e Fulvio Servadei, che due anni prima avevano avviato un altro locale a Trastevere con caratteristiche simili, ma di dimensioni ridotte. Il Beat 72 nasce, in continuità con questa prima esperienza, dalla necessità di trovare degli spazi più ampi per la loro attività; il locale viene realizzato in un fondo seminterrato nel quartiere Prati, in via Giuseppe Gioacchino Belli n. 72. Il numero civico è ripreso nel nome del locale, e indica anche le dimensioni e la capienza del posto, 72 persone per l’appunto. Il Beat 72 si connota sin dall’inizio come un centro culturale polivalente e come una sorta di cantiere aperto su vari fronti artistici dove, oltre alle serate danzanti, si svolgono attività eterogenee. Delle varie iniziative intraprese rimane testimonianza nel bollettino informativo del centro, «Bollettino Beat 72», edito come supplemento alla rivista teatrale «La scrittura scenica». Il Beat 72 ospita alcuni dei nomi più noti della scena musicale internazionale: tra gli eventi più significativi del primo periodo si ricordano ad esempio i concerti di Steve Lacy e Ornette Coleman, i dibattiti sulla musica con Lucio Dalla e Luigi Tenco, e la collaborazione con musicisti d’avanguardia – come quelli riuniti nell’associazione Nuova Consonanza e del gruppo di Musica Elettronica Viva – da cui nascono rassegne settimanali di concerti. La letteratura ha un ruolo di primo piano con i numerosi reading affiancati dalle sessioni di free jazz – che richiamano la tradizione della beat generation americana – durante i quali si “esibiscono” alcuni poeti beat come Carlo Silvestro, Aldo Piromalli e Ivano Urban. Tra le attività di promozione della poesia si devono ricordare anche i dibattiti e le conferenze che vedono tra gli ospiti Alberto Moravia, Elsa Morante, Enzo Siciliano, Ennio Flaiano e Achille Bonito Oliva. Nei primi anni Settanta, dopo la scelta di Servadei di allontanarsi dal centro, il locale viene di fatto gestito da Benedetti e da Simone Carella, membro del gruppo beat Gli Uccelli, nonché della compagnia teatrale Dioniso di Giancarlo Celli. Grazie all’apporto decisivo di Carella e alla collaborazione con il critico Franco Cordelli viene dato inizio a una serie di incontri letterari durante i quali gli autori presentano la loro opera al pubblico e recitano i loro componimenti. Nel 1977 viene avviata una grande rassegna dedicata alla poesia, con incontri a cadenza settimanale, ispirata all’antologia Il pubblico della poesia – pubblicata nel 1975 a cura di Alfonso Berardinelli e Franco Cordelli -, che ospita poeti come Dario Bellezza, Valentino Zeichen, Maurizio Cucchi e molti altri. Il Beat 72 diventa uno dei principali promotori del processo di teatralizzazione e spettacolarizzazione della poesia che caratterizza l’intero campo letterario degli anni Settanta e trova il suo culmine – ma in un certo senso anche il suo declino – nel Festival Internazionale dei poeti di Castel Porziano nel 1979, organizzato proprio da Carella, Benedetti e Cordelli. La pratica della poesia “performata” e “esposta” al pubblico, che fuoriesce dai ristretti margini della pagina scritta, rientra in un più ampio processo di teatralizzazione delle arti già avviato in ambito avanguardistico negli anni Sessanta e in buona parte debitore degli happening nati oltreoceano, che mira al recupero di un contatto diretto con il pubblico e di una funzione sociale e aggregativa della poesia. Queste sperimentazioni poetiche sono strettamente intrecciate a quelle propriamente teatrali che già dalla metà degli anni Sessanta danno vita al Nuovo teatro, l’avanguardia teatrale che in varie forme attraversa i decenni fino agli anni Ottanta, e che si connota come componente essenziale della proposta culturale avanzata dai movimenti di opposizione politica, specie nelle forme del teatro di strada e del teatro laboratorio. Sin dai primi anni di attività il Beat 72 ospita i principali protagonisti del teatro sperimentale italiano inserendosi nel circuito delle famose cantine romane, ma, a differenza di molte di queste, evitando di legarsi a una sola compagnia, si presenta come un palco offerto a tutti: una ristretta panoramica sui tanti registi e attori presenti nelle stagioni teatrali del Beat 72 comprende nomi come quelli di Carmelo Bene – che negli anni 1966-67 inaugura la prima stagione teatrale del Beat 72 con ben quattro spettacoli -, Franco Molè, Memè Perilini, Giuliano Vasilicò, Pippo Di Marca, Remondi e Capogrossi, Luca Ronconi e, tra i primi, anche Giancarlo Celli con la compagnia Dioniso; lo stesso Carella esordisce alla regia proprio al Beat 72 nel 1975. Nella seconda metà degli anni Settanta il Beat 72 diventa centro propulsore del movimento della post-avanguardia teatrale e inaugura nel 1977 una rassegna, La nascita del teatro, alla quale prendono parte molti teatranti, come i gruppi del Carrozzone e della Gaia scienza, ma anche artisti di diverse discipline – compresi alcuni poeti – con l’intento di ripensare il linguaggio dell’arte e le modalità della rappresentazione in tutti i suoi aspetti. Nel dicembre dello stesso anno il locale rimane chiuso per dare vita a un’altra manifestazione, Le iniziative di ii, che prevede la dislocazione di numerosi happening, installazioni artistiche e azioni teatrali nei luoghi pubblici di Roma – come lo stadio Olimpico, il cavalcavia di Tor di Valle e la piscina del Foro Italico – grazie ai quali la città viene trasformata in un enorme e diffuso teatro. L’iniziativa in ambito teatrale del Beat 72 si protrae anche durante gli anni Ottanta, mentre dopo Castel Porziano si affievolisce l’impegno nei confronti della poesia. Dopo la chiusura della sede storica nel 1986, il Beat 72 prosegue fino ad oggi le sue attività come Associazione culturale musicale diretta dallo stesso Benedetti.

BIBLIOGRAFIA:
Per informazioni sull’attività del Beat 72 in ambito poetico e teatrale si rimanda ai seguenti volumi: F. Cordelli, Il poeta postumo, Le Lettere, Firenze 2008; D. Visone, La nascita del Nuovo teatro in Italia 1959-1967, Titivillus, Corazzano 2010; M. Valentino, Il Nuovo teatro in Italia 1976-1985, Titivillus, Corazzano 2015; Cento storie sul filo della memoria. Il Nuovo teatro in Italia negli anni ’70, a cura di E. G. Bargiacchi e R. Sacchettini, Titivillus, Corazzano 2017. Sul fenomeno di teatralizzazione della poesia si veda in particolare Il movimento della poesia italiana negli anni Settanta, a cura di T. Kemeny e C. Viviani, Dedalo, Bari 1979.

 

[Giovanna Lo Monaco]
[scheda aggiornata al 12 novembre 2018]