28 Mag [rivista] Časy
Nell'immagine, l'indice di «Časy», n. 22, 1979. Archivio Memorial di San Pietroburgo
[rivista] Časy [L’orologio]
DATA INIZIO:
[giugno] 1976
DATA FINE:
1990
LUOGO DI EDIZIONE:
Leningrado
REDATTORI:
Boris Ivanov, Boris Ostanin
PRINCIPALI COLLABORATORI:
Igor’ Adamackij, Vjačeslav Dolinin, Arkadij Dragomoščenko, Sergej Korovin, Jurij Novikov, Boris Ostanin, Sergej Šeff, Julija Voznesenskaja
NUMERI TOTALI:
80
DESCRIZIONE:
Il periodico esce a Leningrado tra il 1976 e il 1990 per iniziativa di Boris Ivanov. Nasce contemporaneamente alla rivista «37» e contestualmente alla mancata pubblicazione dell’antologia di poeti Lepta da parte di «Sovetskij pisatel’». Il nome «Časy» (L’orologio) viene coniato da Boris Ivanov allo scopo di sottolineare la precisa cadenza e la continuità con cui è condotto il progetto editoriale. A differenza di altri progetti dell’epoca, estemporanei, meno coordinati e non duraturi, le uscite bimestrali di «“Časy» saranno in effetti regolari e la longevità della rivista non conoscerà pari nel samizdat. Accanto alla redazione che lavora alacremente, altro elemento di distinguo del periodico è la distribuzione a pagamento, per una discreta somma che va dai 12 ai 15 rubli; l’autofinanziamento si rivela necessario soprattutto per sostenere il lavoro delle dattilografe che riproducono diverse esemplari. Va considerato che la tiratura minima è di 10 copie, senza tener conto della prassi di riprodurre poi più copie clandestine fuori dal controllo della redazione. Esemplari della rivista arrivano ad essere distribuiti a Mosca, Kiev, Odessa, Sverdlovsk, Tallinn, Riga. Nella prima fase si tenta anche la via della collaborazione attiva con la concorrente rivista leningradese «37», di cui escono alcuni materiali mutuati, tuttavia le visioni differenti tra Viktor Krivulin e Boris Ivanov non portano a una comunione di intenti, né a un reale tentativo di fusione. Rispetto a «37», che ha un taglio più filosofico-religioso, oltre che letterario, «Časy» amplia maggiormente gli orizzonti estetici e filosofici, dando maggiore spazio al genere della prosa, alla critica letteraria e soprattutto alla traduzione di letteratura occidentale; questa sezione è affidata a Boris Ostanin, che a partire dal quarto numero svolge le mansioni di coredattore. La pubblicazione mantiene la denominazione di almanacco letterario fino al 1978, esattamente fino all’undicesimo numero. Dal dodicesimo numero, «Časy» acquisisce tutti i crismi della rivista letteraria, ampliando la redazione, conserva la cadenza bimestrale, ma aggiunge anche la sezione di cronaca curata da Jurij Novikov e Sergej Šeff, soprattutto con la descrizione dei principali eventi culturali e letterari non ufficiali, come l’organizzazione di mostre, le serate letterarie nelle abitazioni private, le letture di poesia, le conferenze del movimento non ufficiale e le relazioni al seminario filosofico-religioso. Jurij Novikov cura inoltre la sezione di arti figurative, coadiuvato da Sergej Koval’skij, Sergej Šeff e Viktor Antonov. Dal 1978 collaborano in redazione in maniera più stabile anche Igor’ Adamackij, Vjačeslav Dolinin, Arkadij Dragomoščenko e Sergej Korovin.
Sin dai primi numeri del periodico è attiva la presenza di Julija Voznesenskaja, che coordina la sezione di poesia. Il rifiuto dell’editore di stato di dare voce ai poeti non ufficiali di Leningrado nel progetto di Lepta, aveva generato come reazione una proliferazione di iniziative editoriali in proprio, molte delle quali promosse dal collegio redazionale di «Časy». Come appendice al periodico usciranno le raccolte di poesie di Sergej Stratanovskij, Elena Ignatova, Viktor Krivulin, Leonid Aronzon e Elena Švarc, ma anche la prosa di Michail Berg e Arkadij Dragomoščenko, nonché la critica letteraria di Grigorij Pomeranc.
La duttilità delle sezioni proposte è una caratteristica di «Časy»; in singoli numeri compaiono ampi articoli dedicati alle arti figurative, o contributi di musicologia, soprattutto negli anni Ottanta ci sono articoli dedicati al rock e al jazz (n. 31, n. 33), o dedicati a questioni scientifiche, come accade ad esempio nel n. 33 del 1981. Talvolta appaiono contributi sui diritti civili, sul pensiero politico, come con Revol’t Pimenov (n. 73 e n. 79). Caratteristica soprattutto degli anni Settanta è la presenza più costante della sezione filosofica e religiosa, anche con contributi interessanti dello stesso redattore Boris Ivanov (sull’esistenzialismo al n. 10), o di Tat’jana Goričeva e Boris Grojs (pseud. Suicidov) già attivi nella redazione di «37».
Senza dubbio a farla da padrone, per continuità e quantità di materiali pubblicati, sono le sezioni di prosa, di poesia, di critica letteraria e di traduzione. Molti sono autori leningradesi, in prosa tra gli altri si distinguono Andrej Ar’ev, Arkadij Bartov, Igor’ Adamackij, David Dar, Evgenij Zvjagin, Fedor Čirskov, mentre tra i poeti Leonid Aronzon, Roal’d Mandel’štam, Dmitrij Bobyšev, Petr Brandt, Tamara Bukovskaja, Evgenij Venzel’, Sergej Stratanovskij, Elena Ignatova, Viktor Krivulin, Elena Švarc, Lev Losev, Oleg Ochapkin, Evgenij Rejn, Ėduard Šnejderman et al. Si può affermare che rispetto a «37» la rivista sia meno selettiva, per cui qui vi trovano spazio molti più nomi che in altri periodici simili. Si arriva ad oltre quattrocento autori pubblicati, di cui oltre cento stranieri in traduzione. Altro merito da riconoscere alla rivista è l’ampio spazio concesso ai testi di autori moscoviti, tra cui Sergej Gandlevskij, Ėduard Limonov, Dmitrij Prigov, Ol’ga Sedakova, Bachyt Kenžeev, Vladimir Alejnikov, et al.
Tra i traduttori si distinguono in nomi di M. Iossel’, B. Ostanin, V. Antonov, M. Chanan, S. Chrenov, V. Kučerjavkin, T. Goričeva. Sul n. 3 del 1976 (pp. 150-228) desta particolare interesse uno stralcio della traduzione del Mito di Sisifo di Albert Camus ad opera di Rid Gračev, che fa seguito alla pubblicazione della sua prosa inedita Adamčik uscita sul secondo numero del 1976. Sono di rilievo anche le traduzioni di altri autori di risonanza internazionale che esercitano una certa influenza sulla letteratura leningradese dell’epoca, quali C. Castaneda, K. Jaspers, E. Ionesco, S. Beckett, W. Yeats, R. Barthes, C. S. Lewis, A. Robbe-Grillet.
Nel 1978, su iniziativa del collegio redazionale di «Časy» nasce il Premio Andrej Belyj, ancora oggi attivo, che all’epoca si contrappone alle logiche dei premi letterari ufficiali sovietici. A partire dal 1980, sempre grazie ai redattori Boris Ivanov e Igor’ Adamackij, «Časy» svolge un ruolo determinante nel raggiungere un accordo con le autorità sovietiche per la fondazione del Klub-81 di Leningrado, una associazione di artisti e scrittori non ufficiali controllata dalle autorità stesse, con la prospettiva condivisa di una progressiva emersione e pubblicazione delle opere clandestine circolanti nel samizdat. Sul numero 35 del 1981 (pp. 292-297), si dà conto dettagliatamente della nascita del Klub-81 e si riporta il testo dello statuto. Nel corso degli anni Ottanta, la rivista si attesta come spazio libero di dibattito e testimonianza intorno alle attività del Klub-81 e alla pubblicazione dell’antologia Krug (1985), presso Sovetskij pisatel’. Sull’ultimo numero (80, 1990), nella sezione finale, intitolata K istorii kul’turnogo dviženija (Per una storia del movimento culturale), Igor’ Adamackij pubblica gli stralci di un suo libro in progettazione, con il titolo Klub-81 (vnutri i rjadom). È l’ultimo atto della rivista, che chiude i battenti in coincidenza con la legge che abolisce la censura e, di fatto, apre le porte al diritto di stampa e alla libera editoria.
NOTE:
La rivista di regola esce con 10 esemplari per ogni numero, con un numero di pagine dalle 200 alle 300. La schedatura è stata condotta sulla copia digitalizzata della collezione samizdat del Centro Andrej Belyj di San Pietroburgo (http://samizdat.wiki/index.php/Архив_журнала_«Часы»). Le copie originali sono conservate presso il Memorial di San Pietroburgo e presso Forschungsstelle Osteuropa – FSO Centro di Ricerca sull’Europa Orientale dell’Università di Brema (https://www.forschungsstelle.uni-bremen.de/)
BIBLIOGRAFIA:
B. Ivanov, Istorija Kluba-81, Izdatel’stvo Ivana Limbacha, SPb. 2015, pp. 493.
V. Parisi, Il lettore eccedente. Edizioni periodiche del samizdat sovietico, 1956-1991, Il Mulino, Bologna 2013.
M. Sabbatini, “Quel che si metteva in rima”: cultura e poesia underground a Leningrado, Collana di Europa Orientalis, Salerno 2008, pp. 211-217.
M. Sabbatini, Voci dal samizdat di Leningrado. Incontri con Vjačeslav Dolinin, Tamara Bukovskaja, Ėduard Šnejderman, in “eSamizdat”, 2003, I, pp. 27-37.
M. Sabbatini, Il samizdat a Leningrado negli anni Settanta: struttura e dinamiche di una ‘seconda’ realtà culturale, «Enthymema», XII, 2015, pp. 27-50.
Samizdat Leningrada. 1950-1980-e: Literaturnaja ėnciklopedija, pod obšč. redakcii D.Ja. Severjuchina, Moskva 2003, pp. 463-465.
[Marco Sabbatini]
[scheda aggiornata al 10 aprile 2019]