Fermata nel deserto

Fermata nel deserto

AUTORE:
Iosif Aleksandrovič Brodskij (1940-1996)

ANNI DI REDAZIONE:
1961-1969

ANNO DI PRIMA PUBBLICAZIONE:
maggio 1970

CASA EDITRICE:
Izdatel’stvo imeni Čechova

LUOGO DI EDIZIONE:
New York

DESCRIZIONE:
Ostanovka v pustyne (Fermata nel deserto) fu la prima raccolta edita di Iosif Brodskij approvata dall’autore. La precedente antologia Stichotvorenija i poėmy (Versi e poemi, New York 1965) era stata infatti sconfessata dal poeta, il quale, inizialmente all’oscuro della vicenda, era poi rimasto insoddisfatto della selezione di liriche, risalenti agli albori della carriera e perciò giudicate in gran parte acerbe. Il testo dato alle stampe nel 1965 riproduceva, con qualche modifica, la raccolta assemblata tre anni prima da Konstantin Kuz’minskij e Grigorij Kovalev, più avanti curatori dell’antologia Alla Laguna blu (U Goluboj laguny). Era stato lo stesso Brodskij a rifiutarsi di fare una cernita su quella copia dattiloscritta, che gli intricati e talvolta imperscrutabili meccanismi dell’editoria clandestina avrebbero condotto nel 1964 negli Stati Uniti. I vari passaggi della vicenda, tra cui il transito dell’esemplare nelle mani di Aleksandr Ginzburg (che lo avrebbe fatto giungere negli USA in concomitanza con l’inizio del celebre processo), sono stati descritti di recente in modo approfondito.
Non va però dimenticato come, negli stessi anni, quello che più avanti si sarebbe definito «poeta russo, ed ebreo» (quasi a rimarcare un verso di Cvetaeva, secondo cui «tutti i poeti sono ebrei») avesse tentato la via della pubblicazione anche in patria: tra la fine del 1965 e gli inizi del 1966, su sollecitazione di alcuni redattori ‘illuminati’, Brodskij consegnò una scelta di poesie composte tra il 1962 e il 1965 alla filiale leningradese dell’editore Sovetskij pisatel’. Nonostante le opinioni più che positive ricevute da quattro recensori, l’antologia non avrebbe mai visto la luce a causa del giudizio di un singolo revisore, che nei versi del giovane dichiarò di scorgere un chiaro scollamento dalla «nazione» e dalle «tradizioni della poesia russa» e di giudicare la «tendenziosità» delle sue liriche non sufficientemente marcata. La raccolta avrebbe dovuto intitolarsi Zimnjaja počta (Posta invernale), nome la cui eco ritorna nel titolo della rivista samizdat «Severnaja počta» («Posta del nord»), uscita a Leningrado tra il 1979 e il 1981.
Fermata nel deserto è suddiviso in sei parti, approntate e titolate dallo stesso Brodskij: Cholmy (Colline); Anno domini; Fontan (Fontana); Poėmy (Poemi); Gorbunov i Gorčakov (Gorbunov e Gorčakov); Perevody (Traduzioni). Il volume comprende sessantacinque liriche, due poemi (Isaak i AvraamIsacco e Abramo – inserito nella prima sezione; e Gorbunov e Gorčakov, posto alla fine del libro) e quattro traduzioni da John Donne. Formato per due terzi da testi assenti dalla silloge del 1965, la raccolta può considerarsi la trasposizione in versi del pensiero poetico del primo Brodskij. I lavori spaziano dalla riflessione filosofica alla lirica amorosa, testimonianza della tormentata storia con la pittrice Marina Basmanova, le cui iniziali M. B. campeggiano in forma di dedica all’inizio di diverse poesie. Al centro di molte liriche si ritrovano i fondamenti della cultura umanistica occidentale: la tradizione cristiana e la mitologia classica, con la reminiscenza dell’episodio di Didone ed Enea (Didona i Ėnej), che impone all’attenzione il motivo della separazione, centrale e ricorrente anche nel Brodskij più maturo. Sono le inestricabili trame sottese a quella «nostalgia di una cultura mondiale» che cinquant’anni prima aveva caratterizzato l’acmeismo: non stupisce dunque che tra le influenze più riconoscibili emerga l’opera di Anna Achmatova (a cui è dedicata l’omonima lirica) e quella di Osip Mandel’štam (in particolare per l’intertestualità del verso), ma ancor di più i poeti di lingua inglese T. S. Eliot, Wystan Hugh Auden e John Donne.
Fermata nel deserto fa sfoggio di un ampio registro linguistico. Altrettanto varia è la lunghezza dei componimenti, tutti risalenti al periodo 1961-1969. Il testo di gran lunga più esteso della raccolta è il poema Gorbunov i Gorčakov, composto da quasi 1400 pentametri giambici. Il poema riproduce il dialogo tra due pazienti di un manicomio, secondo Losev rappresentanti i due emisferi del cervello. La prolungata stesura dell’opera, tra i frutti più felici e articolati del primo Brodskij, fu alla base dell’uscita ritardata dell’antologia, originariamente programmata per il 1969. La copia dattiloscritta del poema, ultimato alla fine del 1968, giunse infatti negli Stati Uniti solo a metà dell’anno successivo, imballata in un plico diplomatico che Carl Proffer, di lì a poco fondatore con la moglie Ellendea della celebre editrice Ardis, riuscì a spedire da Mosca. Gran parte delle poesie che sarebbero poi andate a formare Fermata nel deserto era invece stata consegnata dal poeta direttamente a George Kline, filosofo, russista e più avanti traduttore dello stesso Brodskij. Benché Kline non avesse mancato di mostrare una certa apprensione rispetto all’uscita di un volume che con ogni probabilità avrebbe provocato problemi all’autore, all’epoca ancora residente in URSS, Brodskij ribadì di voler realizzare quanto prima la pubblicazione, che si concretizzò così nel maggio 1970, per i tipi dell’editrice Čechov di New York. Sul frontespizio non venne menzionato il fondamentale contributo offerto da Kline, il quale tenne a precisare che il vero curatore della raccolta era stato lo stesso Brodskij. Parimenti, lo scritto introduttivo di Anatolij Najman, amico e sodale del poeta nel cosiddetto ‘Coro magico’, risulta firmato da “N.N.”.
La prima antologia brodskiana autorizzata riscosse grande successo. Alcune delle poesie stampate nel 1970 sarebbero poi entrate nella raccolta in lingua inglese Selected poems (Harper & Row, New York 1973), fortemente voluta da Brodskij e curata da Kline, con introduzione di Auden. A dispetto del titolo, l’edizione italiana Fermata nel deserto (Mondadori, 1979), a cura dell’amico del poeta Giovanni Buttafava, è composta invece da una trentina di liriche, di cui soltanto una parte proveniente dall’omonimo volume edito a New York nel 1970.

EDIZIONI IN LINGUA RUSSA:
Brodskij, Ostanovka v pustyne, Izdatel’stvo im. Čechova, New York 1970.
–          Ostanovka v pustyne, Ardis, Ann Arbour 1989.
–          Ostanovka v pustyne, Puškinskij fond, Sankt-Peterburg 2000.
–          Ostanovka v pustyne, Azbuka, Sankt-Peterburg 2004 (più volte riedita).
–          Ostanovka v pustyne, Lenizdat, Sankt-Peterburg 2014 (più volte riedita).

BIBLIOGRAFIA:
Dž. Klajn, Istorija dvuch knig, in I. Brodskij, Trudy i dni, P.Vajl’ L.Losev sost.li, Izdatel’stvo Nezavisimaja gazeta, Moskva 1998.
Ja. Kloc, Kak izdavali pervuju knigu Iosifa Brodskogo, https://www.colta.ru/articles/literature/7415-kak-izdavali-pervuyu-knigu-iosifa-brodskogo#name22 .
L. Loseff, Joseph Brodsky: a literary life, transl. by J. A. Miller, Yale University Press, New Haven & London 2011.
N.N. [A. Najman], «Zametki dlja pamjati», in I. Brodskij, Ostanovka v pustyne, Izdatel’stvo imeni  Čechova, New York 1970, pp. 7-15.
A. Niero, Né in samizdat né in tamizdat né altrove: il «caso» Zimnjaja počta di Iosif Brodskij, «eSamizdat», 2010-2011 (VIII), pp. 91-104. www.esamizdat.it/rivista/2010-2011/pdf/niero_eS_2010-2011_(VIII).pdf .
D. Wells, Ostanovka v pustyne, in Reference Guide to Russian Literature, N. Cornwell ed., Fitzroy Dearborn, London 1998, pp. 194-195.

[Federico Iocca]
[scheda aggiornata al 10 agosto 2019]