IL MULINO DI BAZZANO

IL MULINO DI BAZZANO

DATE:
1970-1983

LUOGO:
Località Il Molino, Neviano degli Arduini (Parma)

PROMOTORI:
Corrado Costa, Giulia Niccolai, Adriano Spatola.

DESCRIZIONE:
Seppur lontano dai movimenti di dissenso che animano le principali città italiane, a causa dell’isolamento geografico della sede e per la specificità della proposta culturale avanzata, il Mulino di Bazzano rappresenta uno dei primi e più significativi centri di cultura underground degli anni Settanta. Si tratta di un antico mulino riadattato a residenza e situato in una località rurale tra Parma e Reggio Emilia – nel comune di Neviano degli Arduini – di proprietà della famiglia dello scrittore Corrado Costa. A partire dal 1970 si trasferiscono al mulino Adriano Spatola e Giulia Niccolai – amici di Costa e, come lui, reduci dall’esperienza del Gruppo 63 – che trasformano rapidamente la casa in una sorta di comunità di poeti – di operai della poesia, come scrive Eugenio Gazzola – in cui le pratiche di autoproduzione editoriale e di poesia sperimentale corrispondono a una proposta culturale di aperto dissenso nei confronti dell’establishment letterario e del sistema del mercato. Il mulino diventa infatti luogo di incontri tra artisti e poeti a livello internazionale, amici e collaboratori di Adriano Spatola, impegnati nella sperimentazione interartistica e, in particolare, in quell’ambito di ricerche che Spatola stesso aveva definito poesia totale, che comprende poesia visiva, concreta e sonora. Tra questi si segnalano Giuliano Della Casa, Gerald Bisinger, Jean-François Bory, Julien Blaine, Paul Vangelisti, Claudio Parmiggiani, Carlo Alberto Sitta, Franco Vaccari, William Xerra, i poeti visivi del Gruppo 70, Giovanni Anceschi, Milli Graffi e Henri Chopin. Gli autori riuniti al mulino organizzano performance poetiche e mostre collettive, si occupano della traduzione di testi e della pubblicazione di volumi, e trasformano il mulino in un vero e proprio laboratorio collettivo di poesia in cui si lavora in un’atmosfera festosa. L’intenzione dei promotori è quella di riprendere lo “spirito” che aveva animato Parole sui muri, manifestazione organizzata da Spatola, Costa e Parmiggiani nel 1967, che aveva trasformato il paese di Fiumalbo, vicino Modena, in un laboratorio artistico a cielo aperto, radunando artisti e poeti di diversi paesi. Tra il 1972 e il 1973, il mulino diventa la sede della direzione della casa editrice Geiger, fondata da Adriano Spatola con i fratelli Tiziano e Maurizio nel 1967. In un capannone a pochi passi dalla casa, viene inoltre allestita una tipografia rudimentale dove stampare i volumi – seppur in maniera del tutto artigianale – grazie alla quale diventa possibile condurre sul posto e in proprio l’intero ciclo di lavorazione del libro, consentendo alla Geiger di guadagnare l’indipendenza dall’industria culturale e trasformando il mulino in uno dei primi centri di autoproduzione del sistema underground. Il lavoro editoriale è condotto dagli autori in maniera collegiale e in modo tale da rendere i ruoli interscambiabili, poiché ciascuno può ritrovarsi, a turno o contemporaneamente, nel ruolo di scrittore, di suggeritore, di correttore e di redattore; le pubblicazioni di Geiger avvengono dunque in perfetta continuità rispetto alle modalità in cui si svolge la ricerca poetica e alla vita comunitaria condotta al mulino. Tra le pubblicazioni principali si devono ricordare, oltre ai volumi di poesia e ai numerosi libri illustrati, le antologie sperimentali di poesia internazionale – in tutto 9 antologie dal 1967 al 1982, alle quali si aggiunge la decima del 1996, dedicata interamente ad Adriano Spatola – e la rivista di poesia «Tam Tam», fondata nel 1972 da Adriano Spatola e Niccolai, stampata secondo il progetto grafico di Giovanni Anceschi. Tali iniziative rendono la Geiger una delle principali case editrici d’avanguardia del periodo, conosciuta a livello internazionale grazie a un sistema di distribuzione basato principalmente sulla fitta rete di contatti di Spatola. L’autonomia dal sistema editoriale non deve essere considerata l’obiettivo di partenza degli animatori della casa editrice, ma la conseguenza di un certo modo di intendere la poesia e la sua funzione rispetto alla società. Dopo la chiusura della rivista «Quindici», di cui erano stati redattori, e la fine del Gruppo 63, Spatola e Niccolai giungono infatti al mulino nella convinzione che sia necessario elaborare nuove strategie letterarie che preservino l’autonomia della letteratura rispetto alla “pressione” dei movimenti politici, che sembrano obbligare l’operatore di cultura alla scelta dell’impegno dichiarato. Allo stesso modo si rende necessario rielaborare l’eredità della Neoavanguardia, ponendosi nel mezzo della crisi del linguaggio da essa inaugurata e portata alle estreme conseguenze dai Novissimi, dirigendo la sperimentazione poetica verso la contaminazione con altri codici artistici e contrapponendosi alle tendenze restaurative – al riflusso – che sembrano invece dominare nel sistema letterario degli anni Settanta. Lo stesso Spatola chiarisce la sua posizione nel secondo numero di «Tam Tam» – difendendosi dalle accuse di disimpegno mosse alla rivista e ai suoi collaboratori -, specificando che la funzione del linguaggio poetico deve essere quella di saper cogliere i sintomi della realtà contemporanea e che la poesia deve porsi «come metamorfosi oggettiva, non come parafrasi metaforica della realtà» (A. Spatola, Il breve quanto schematico Editoriale del numero 1, in «Tam Tam», n. 2, 1972, p. 4). Spatola sottolinea inoltre «l’urgenza di una ristrutturazione verticale del fare poetico, di una distillazione critica e non complice né evasiva del contesto linguistico fornito dai mass media. […] l’unico territorio oggi praticabile è quello di una poesia autosufficiente, non chiusa in sé ma risolta in organismo consapevole» (ivi, p. 5). Si precisa, attraverso gli editoriali di Spatola, il senso della proposta controculturale che al mulino di Bazzano trova la sua “incarnazione”, intesa come il tentativo di mantenere in vigore la funzione critica del linguaggio poetico, sottraendosi alla dicotomia ideologica tra impegno e disimpegno, e offrendosi come alterità radicale rispetto al sistema. Nel 1978, a partire dalla collaborazione con l’editore Ivano Burani, delle edizioni Pubbliart di Reggio Emilia, viene ideata al mulino anche «Baobab», la prima rivista internazionale di poesia sonora, edita su musicassette, che viene pubblicata fino al 1988, anno della morte di Adriano Spatola. L’iniziativa può essere considerata una delle ultime manifestazioni di vitalità del centro; nel 1979, infatti, Giulia Niccolai lascia il mulino e Adriano Spatola comincia un progressivo abbandono del luogo e delle attività in esso svolte. Nel 1983 la proprietà viene messa in vendita e Spatola si trasferisce altrove, decretando la fine dell’esperienza del mulino e, con essa, di uno dei punti di riferimento più duraturi nell’ambito della poesia d’avanguardia.

BIBLIOGRAFIA:
Sulla storia del mulino e le attività svolte al suo interno si rimanda principalmente a E. Gazzola, “Al miglio mugnaio”. Adriano Spatola e i poeti del Mulino di Bazzano, Diabasis, Reggio Emilia 2008. Sulle iniziative editoriali di Geiger si veda 3 editori storici d’avanguardia: Sampietro Editore, Geiger Baobab, 3ViTre. Dalla sperimentazione grafica al suono, a cura di M. Osti, E. Minarelli, Campanotto, Pasian di Prato 2012. Sull’archivio online archiviomauriziospatola.com (04/04/2019) è possibile trovare la riproduzione integrale di numerosi materiali prodotti da Geiger. Sul concetto di poesia totale si veda A. Spatola, Verso la poesia totale, Rumma, Salerno 1969

 

[Giovanna Lo Monaco]
[scheda aggiornata al 6 febbraio 2019]