30 Sep Internationale situationniste
DATA INIZIO:
1958
DATA FINE:
1969
LUOGO:
Parigi
DIRETTORE:
Guy Debord
REDAZIONE:
Michèle Bernstein, Mohamed Dahou, Guy Debord, Giuseppe Pinot Gallizio, Asger Jorn, Mustapha Khayati Attila Kotányi, Constant Nieuwenhuys, Helmut Sturm, Raoul Vaneigem, Maurice Wyckaert.
DESCRIZIONE:
Il primo numero dell’«Internationale Situationniste» viene pubblicato nel giugno 1958 a Parigi e indicato come «bollettino centrale» di tutte le sezioni, dislocate in diversi paesi, che compongono l’omonimo movimento. Viene infatti specificato, sul primo numero, che tutti gli interventi presenti nella rivista – nella maggior parte dei casi non firmati – devono essere intesi come espressione del programma collettivo. Diretto dal leader carismatico del Situazionismo, Guy Debord, il comitato di redazione comprende molti dei principali esponenti del movimento tra cui, in fasi diverse, Giuseppe Pinot-Gallizio, Asger Jorn, Mohamed Dahou, Maurice Wyckaert, Helmut Sturm, Constant Nieuwenhuys e, negli anni Sessanta, Raoul Vaneigem, Attila Kotányi, Michèle Bernstein, Mustapha Khayati. La rivista vede l’uscita irregolare di 12 numeri, fino al 1969. Sin dal primo, la veste grafica, estremamente originale, presenta una copertina metallizzata con colori industriali; all’interno, tuttavia, l’impaginazione rimane “sobria”, per rendere agevole la lettura. Secondo la prassi del movimento, si trovano sulle pagine della rivista inserti pubblicitari, fumetti e fotografie détournati, allo scopo di contestare i meccanismi di persuasione e gli interessi occulti che regolano la società dei consumi. Alle immagini si affiancano poi le notizie di aggiornamento relative alle attività dell’Internazionale situazionista, in particolare alle conferenze, e interventi di ambito estetico e politico tra i più rilevanti nella delineazione del programma del movimento. Sul primo numero viene infatti pubblicato La lutte pour le controle des nouvelles techniques de conditionnement, in cui si insiste sulla necessità dell’appropriazione dei mezzi di produzione per garantire piena autonomia al lavoro estetico. Compaiono inoltre le Thèses sur la revolution culturelle, in cui Debord promuove il passaggio da un’arte “rivoluzionaria utopistica” a un’“arte rivoluzionaria sperimentale” che si applichi direttamente alla pratica quotidiana. Tale istanza, al centro del programma situazionista, si accompagna alla contestazione di tutte le istituzioni e le espressioni artistiche precedenti, comprese quelle d’avanguardia, legate alla concezione borghese dell’arte come sfera separata dalla quotidianità. Il primo numero, non a caso, è aperto da un editoriale contro le deviazioni del Surrealismo, riassorbito dallo stesso sistema culturale dominante che si era proposto di rovesciare. La questione dell’avanguardia ritorna nel n. 3, dove vengono discussi, in maniera più approfondita, i termini dell’abolizione dell’arte borghese mediante la cosiddetta “costruzione di situazioni” (cfr. Le sens du dépérissement du l’art), mentre sul quarto numero del 1960 la dissoluzione dell’arte borghese viene definita come fase di piena “realizzazione” dell’arte stessa e di affermazione del momento rivoluzionario. Il secondo numero comprende un approfondimento delle tecniche fondamentali della pratica situazionista, ovvero la dérive e il détournement, che si trovano alla base della “costruzione di situazioni” e, con essa, dell’“urbanesimo unitario”, punto centrale della rivoluzione culturale e politica promossa dell’Internazionale Situazionista. Il progetto di un nuovo urbanesimo viene introdotto con la pubblicazione del Formulaire pour un urbanisme nouveau di Giles Ivain sul n. 1 e ripreso sul n. 3 del 1959, nell’intervento L’urbanisme unitaire à la fin des années 50, dove si insiste sulla dimensione ludica della dérive e sul comportamento nomadico degli abitanti. Altra questione che occupa ampio spazio sui primi numeri è quella inerente alla cultura industriale e all’automatizzazione, su cui si concentrano gli interventi di Jorn, sul n. 1, e Constant, nel n. 2, mentre sul terzo numero compare in traduzione francese il manifesto della pittura industriale di Pinot-Gallizio, Per un’arte unitaria applicabile. In concomitanza con lo “spartiacque” segnato dall’istituzione del Consiglio centrale nel settembre 1960, che porta il movimento a concentrare i propri interventi sul campo politico, si verifica un cambiamento nella linea editoriale della rivista, come si constata, in special modo, a partire dal n. 6 del 1961, in cui viene presentato il nuovo programma del Consiglio. Nei numeri successivi l’attenzione appare concentrarsi sulla critica alla società dello spettacolo, in relazione alle note teorie esposte in merito da Debord, e sulla questione della liberazione dal lavoro, su cui insiste Vaneigem (cf. Banalités de base, n. 8, 1963). Negli ultimi numeri aumenta poi l’attenzione verso i problemi di attualità politica internazionale, come la situazione algerina, e sono presenti diversi resoconti sull’attività politica dell’Internazionale situazionista, compresi quelli relativi alle sempre più numerose e “fatali” espulsioni dal movimento. L’ultimo numero, del settembre 1969, indicato come bollettino della sola sezione parigina, è in gran parte dedicato al Maggio francese e alle proteste studentesche del Sessantotto. L’«Internazionale situazionista» ha visto nel tempo diverse edizioni eponime curate autonomamente dalle sezioni attive al di fuori dalla Francia: nel 1969 viene ad esempio pubblicato l’unico numero curato della sezione italiana e si contano inoltre tre numeri dell’edizione scandinava (cf. n. 12, 1969, pp. 103).
BIBLIOGRAFIA:
Sull’Internazionale situazionista in generale e sui primi numeri della rivista si veda l’imprescindibile studio di Mirella Bandini, L’estetico il politico. Da COBRA all’Internazionale situazionista 1948/1957 (1977), Costa&Nolan, Milano 1999. Tutti i numeri dell’«Internationale situazionniste» in lingua originale sono disponibili sul sito http://www.ubu.com/historical/si/index.html (09/2019); una ristampa integrale in traduzione italiana è stata pubblicata da Nautilus nel 1994.
[Giovanna Lo Monaco]
[scheda aggiornata al 26 settembre 2019]