18 Oct l’immaginazione
DATA INIZIO:
Gennaio 1984
DATA FINE:
In corso
LUOGO:
Lecce; San Cesario di Lecce
DIRETTORE:
Piero Manni; Anna Grazia D’Oria
REDAZIONE:
Anna Grazia D’Oria, Lucio Giannone, Giovanni Pellegrino e Marcello Strazzeri.
PRINCIPALI COLLABORATORI:
Giovanni Bernardini, Filippo Bettini, Giuseppe Bonaviri, Roberto Bugliani, Edoardo Cacciatore, Luciano Caruso, Pietro Cataldi, Nadia Cavalera, Gianfranco Ciabatti, Maria Corti, Anna Grazia D’Oria, Roberto Di Marco, Rina Durante, Giovanni Fontana, Franco Fortini, Franco Gelli, Antonio Lucio Giannone, Alfredo Giuliani, Umberto Lacatena, Francesco Leonetti, Mario Lunetta, Romano Luperini, Luigi Malerba, Piero Manni, Rolando Mignani, Francesco Muzzioli, Raffaele Nigro, Giovanni Pellegrino, Lamberto Pignotti, Edoardo Sanguineti, Adriano Spatola, Marcello Strazzeri, Gianni Toti, Paolo Volponi, Andrea Zanzotto.
DESCRIZIONE:
L’esperienza de «l’immaginazione», foglio letterario uscito per la prima volta a Lecce nel gennaio 1984 come supplemento a «Salento domani», si inserisce in un contesto geografico e culturale ben definito, animato, a partire dalla fine degli anni Sessanta, da fermenti e istanze rinnovatrici che si estendono a molteplici ambiti artistici. Un contesto in cui «le riviste sono state […] palestra di dibattito culturale, vivaio e vetrina della migliore produzione locale che si confronta costantemente con quella del resto d’Italia, testimonianza di un lavoro di intellettuali che fanno della cultura militante un impegno di vita» (Novecento Letterario Leccese, a cura di Donato Valli e Anna Grazia D’Oria, Manni, Lecce 2002, p. 30). Lo conferma, nell’editoriale con cui Piero Manni, in qualità di direttore, apre il n. 1 del neonato foglio l’esplicito riferimento al ruolo svolto da Antonio Leonardo Verri, scrittore e operatore culturale salentino, e in particolare dal suo «Pensionante de’ Saraceni» (1982-1984): «“Il Pensionante de’ Saraceni”, donchisciottesca scommessa, lascia un segno nella provincia dei savi. Altra ora è l’impresa: riprendere la provocazione antica che corre dai jongleurs ad Erasmo al ’68: l’immaginazione al potere» (n. 1, 1984, pp. nn.). Poche righe, sufficienti però a mettere in luce filiazioni e volontà di cambiamento, rapporti di continuità e contributi innovativi. «L’immaginazione» nasce dunque «dal ’68 e dalla maturazione delle idee da quello portate avanti» (nn. 73-74, 1990, p. 1), riprendendone il celebre slogan e collocandosi con decisione entro un versante di rottura e sperimentazione artistica ben testimoniato nel panorama locale e nazionale. Per i coniugi Piero Manni e Anna Grazia D’Oria, provenienti entrambi dalle fila della sinistra extraparlamentare, inseriti nel mondo dell’insegnamento e dell’editoria (Manni lavorava per le edizioni Milella e impartiva lezioni di letteratura ai detenuti), l’iniziativa di dar vita, dopo la fase di «riflusso» e stagnazione culturale degli anni Settanta, a un nuovo «foglio letterario militante», si poneva come un «surrogato dell’impegno politico», come un imprescindibile «impegno civile» (cfr. intervista di A. Donaera e C. Tundo concessa da Manni Editori, 2017, online). Con l’intenzione di «rompere gli indugi e dare corso ad un’idea di operare nel sociale, di contribuire, a partire dallo specifico letterario, alla crescita del territorio», Anna Grazia D’Oria e Piero Manni iniziano a stringere una vasta rete di relazioni personali con scrittori, critici e artisti di chiara impronta sperimentale, trasformando il proprio soggiorno in un’improvvisata redazione. Nata dunque in un contesto familiare e particolarmente vivace, inizialmente distribuita quasi esclusivamente per invii gratuiti, «l’immaginazione» si mostra fedele alla dichiarata volontà di portare avanti un lavoro di svecchiamento e rinnovamento culturale anche nell’originale, se non spiazzante, veste grafica con cui appaiono i primi numeri pubblicati. Il progetto grafico è affidato originariamente a Francesco Saverio Dòdaro, che concepisce e organizza il «foglio sperimentale» seguendo la classificazione decimale Dewey (con la consulenza di Giorgio Pede) e struttura modulare, «ipotesi di lavoro» da lui stesso chiarite e difese nel n. 2: «razionalizzare la documentazione sull’immaginario per una riflessione più organica; articolare il foglio con moduli pre-fabbricati, cioè composti, archiviati e pronti per la stampa in qualsiasi momento» (n. 2, 1984, pp. nn.). I primi numeri del foglio, pubblicato con periodicità mensile generalmente rispettata, mostrano inoltre una spiccata attenzione verso le sperimentazioni visive, instaurando un fecondo scambio specialmente con il Gruppo Ghen e il Laboratorio di Poesia Visiva di Enzo Miglietta (Novoli), e ospitando numerose opere, tra gli altri, di Franco Gelli e Antonio Massari, nonché di Lamberto Pignotti, Michele Perfetti, Adriano Spatola. La sperimentazione grafica proposta suscitò tuttavia da parte dei lettori più smarrimento e perplessità che apprezzamento (come riportano i giudizi pubblicati nell’Antilogia presente nei primi fascicoli), e la collaborazione con Dòdaro cessò a partire dal mese di settembre 1984, ritornando a una più tradizionale modalità d’impaginazione. Già nel numero 11 (novembre 1984), avvicinandosi la conclusione del primo anno di «l’immaginazione», Piero Manni preannuncia la nuova impostazione della rivista, che si dà anche un comitato redazionale: «niente bilanci, ché la voglia è di squilibri piuttosto; novità da gennaio, allorché il foglio non lo faremo più in casa Anna Grazia D’Oria e io, ma avrà un comitato di redazione (oltre ai detti, Lucio Giannone, Giovanni Pellegrino e Marcello Strazzeri) che garantirà una discussione» (n. 11, 1984, p. 1). Nel mese di gennaio 1985, «l’immaginazione» inaugura dunque la sua «nuova serie» con un numero monografico su Palazzeschi (cui faranno seguito, negli anni, altri numeri monografici o semimonografici, dedicati a Fortini, Cacciatore, Volponi, Albino Pierro), che consentirà a questo «foglio aspirante rivista», come lo definisce Piero Manni (n. 10, 1985, p. 2), di conquistare una risonanza a livello nazionale, grazie a un articolo di Enzo Siciliano sul «Corriere della Sera» del 24 aprile 1985. Di lì in poi, la cerchia di collaboratori de «l’immaginazione» si amplia notevolmente: ai testi, in versi e in prosa, di autori salentini e pugliesi, preponderanti nel primo anno di vita del foglio (tra cui: Raffaele Nigro, Giovanni Bernardini, Enzo Panareo, Salvatore Toma, Walter Vergallo, Giovanni Pellegrino, Antonio Errico, Elio Coriano, Rina Durante, nonché brani degli scomparsi Vittorio Pagano, Salvatore Paolo, Vittorio Bodini), verrà ad affiancarsi la presenza di scrittori e critici di importanza considerevole a livello nazionale (tra i primi, Paolo Volponi, Franco Fortini, Edoardo Sanguineti, Edoardo Cacciatore, Luigi Malerba; tra i secondi, Maria Corti, Alfredo Giuliani, Romano Luperini). Numi tutelari dell’impresa condotta con coraggiosa insistenza dai due coniugi furono in particolare Romano Luperini e Maria Corti, il cui sostegno fu fondamentale per la riuscita di un altro, più ampio progetto editoriale: la fondazione della casa editrice Manni, nata, sempre nel 1985, proprio dal vivo laboratorio della rivista, «fermando momenti del lavoro e dei rapporti di e intorno a “l’immaginazione”» (nn. 59-60, 1988, p. 2). Un altro fondamentale passo nella storia della rivista, caratterizzata, come si vede, da «un lavoro che non si assesta su una formula ma procede per chiarimenti successivi, senza rinunciare a quel tanto di azzardo ch’è proprio di un’impresa giovane» (L. Scorrano, «L’immaginazione». Dall’onda del ’68 alle Tesi di Lecce e oltre, «Almanacco Salentino 2004», XV, 2004, p. 175), si ha con i nn. 25-27 di gennaio-marzo 1986, allorché «l’immaginazione» non esce più come supplemento ad altre testate, ma in maniera del tutto autonoma, sotto la direzione di Anna Grazia D’Oria e con il sottotitolo, a lungo mantenuto, di «mensile di letteratura». Non mutano, ma piuttosto si rafforzano e definiscono maggiormente con l’avanzare dei fascicoli pubblicati, le linee editoriali di fondo che conferiscono a «l’immaginazione» una fisionomia ben precisa e chiaramente riconoscibile. L’intento che si delinea a partire dall’anno secondo del foglio è quello di voler porre in dialogo la migliore produzione letteraria locale e quella nazionale, programma che viene debitamente evidenziato da Marcello Strazzeri nel Bilancio provvisorio pubblicato sul numero 36: «Eravamo partiti da un progetto culturale ambizioso: verificare la possibilità di uno scambio non subalterno tra centro e periferia, consapevoli delle difficoltà dell’obbiettivo e coscienti del rischio cui andavamo incontro» (n. 36, 1986, p. 1). Sempre Strazzeri, in un successivo numero, ribadirà l’importanza di perseguire uno scambio interattivo «tra centro e periferia», persuaso che «mettendo in relazione i poli terminali di tale rapporto si possa contribuire a determinare un terreno inedito e fecondo di ricerca poetica e letteraria» (n. 39, marzo 1987, p. 1), secondo una visione che, con F. Bettini, si può definire con l’espressione di «policentrismo progettuale». Nel portare avanti una simile operazione, «l’immaginazione» filtra e seleziona scrupolosamente i contributi da pubblicare sulle sue pagine attraverso un’attenzione, mai venuta meno, per una letteratura di ricerca, che sia in grado di incidere in maniera innovativa sullo stato delle arti e della cultura in generale, rompendo la stanca ripetizione di schemi e contenuti già noti, riflesso di un’acritica accettazione dell’establishment. Escono sui suoi numeri testi di autori già affermati accanto a inediti di scrittori esordienti, poesie accanto a prose e composizioni verbo-visive, opere creative affiancate da interventi critici e saggistici, rubriche dedicate all’editoria di ricerca e all’editoria underground (curate, quest’ultime, da Anna Grazia D’Oria), all’interno di una visione dinamica e dialettica della pratica letteraria. L’apertura verso la pluralità di espressioni proprie della creazione artistica trova conferma, come si è già avuto modo di accennare, nell’interesse mostrato da «l’immaginazione» per le sperimentazioni verbo-visive. Particolarmente degni di rilievo sono, in tal senso, due fascicoli che la rivista dedica esclusivamente a quest’ambito: il n. 10 (ottobre 1985) si propone di condurre una ricognizione delle tendenze poetico-visuali sviluppatesi in Italia nel corso del ventennio appena trascorso (poesia visiva, poesia concreta, poesia fonica o sonora, «nuova scrittura», come illustrato nell’introduzione curata da Antonio Lucio Giannone, dal titolo Una ricognizione poetico-visuale), presentando le opere di quarantadue artisti e un’utile appendice bibliografica; il n. 91 (dicembre 1991), dedicato questa volta propriamente alla poesia visiva e aperto da uno scritto di Lamberto Pignotti sulla medesima. Resta inoltre costante, nell’impostazione della rivista e nel modo in cui i suoi redattori e collaboratori si pongono nei confronti della cultura, la convinzione di un’imprescindibile interdipendenza tra la scrittura e la storia – non a caso, la prima collana pubblicata dalla casa editrice Manni, sotto la direzione di R. Luperini, si intitola proprio La scrittura e la storia. In una recente intervista, Anna Grazia D’Oria conferma la fedeltà de «l’immaginazione» a una simile concezione della letteratura e della sua funzione: «siamo sempre persuasi di un rapporto di osmosi tra la scrittura e la storia e della formalizzazione di uno stile che si confronta con la realtà» (cfr. A. G. D’Oria, Non so se è giusto, Line@ editoriale 2009). Il carattere militante della rivista, palese sin dalla sua fondazione, diviene occasione di un importante momento di incontro e di riflessione nell’aprile del 1987, quando «l’immaginazione» decide di organizzare a Lecce un convegno dal titolo Riviste e tendenze della nuova letteratura. Facendo seguito al precedente incontro di Viareggio, Ricercatori & Co., promosso dai membri di «Alfabeta», il convegno voleva riunire, per l’appunto, le riviste letterarie italiane operanti al di fuori del circuito accademico, «per verificare le linee di tendenza in atto, le forme organizzative, i modelli grafici, le esperienze, le risorse finanziarie, la loro consistenza e articolazione» (Ivi). Nel corso del convegno è ospitata anche una mostra di testi di poesia visiva e vengono schedate 67 riviste letterarie non accademiche (schede pubblicate poi sui nn. 40-42 de «l’immaginazione»). Il fine, dunque, è quello di confrontare il proprio operato con quello delle altre riviste militanti esistenti su scala nazionale, proponendo e auspicando, al termine dell’incontro, un’operazione di coordinamento reciproco, con l’obiettivo di «far uscire dalla clandestinità questi periodici militanti che arrivano quasi a cento», nonché d’indurre riviste di area omogenea «a svolgere insieme lavori di ricerca e di scambio senza rinunciare alla propria identità ma perseguendo gli stessi obbiettivi di rinnovamento», come chiarito da Anna Grazia D’Oria (nn. 40-42, 1987, p. 2). Il convegno, soprattutto, costituisce «un momento di elevata discussione teorica e critica e di proposte operative», segno di una ritrovata vitalità della scena culturale italiana, che torna ad interrogarsi sulle nozioni di tendenza e progettualità della scrittura. Un clima ricco di fermenti, da cui scaturiscono le cosiddette “Tesi di Lecce”, «documento-dichiarazione» sottoscritto da alcuni critici e poeti lì riuniti (Filippo Bettini, Francesco Leonetti, Romano Luperini, Roberto Di Marco, Mario Lunetta, Alfredo Giuliani, Edoardo Sanguineti, Piero Cataldi, Umberto Lacatena, Tommaso Ottonieri) «per fissare delle proposizioni di orientamento nell’attuale dibattito critico e in quelle che sono le nuove operazioni di ricerca» (Ivi). Le “Tesi” vengono pubblicate integralmente sul numero 49 de «l’immaginazione», alimentando nel corso dei numeri successivi una feconda discussione, contribuendo in tal modo a elevare lo spessore critico della rivista salentina. Il dibattito innescato dalle “Tesi di Lecce” mette in moto «un notevole numero di forze intellettuali» (Gruppo ’93. La recente avventura del dibattito teorico letterario in Italia, a c. di F. Bettini e F. Muzzioli, Manni, Lecce 1990, p. 77), estendendo per altro la «sfera degli interventi e delle proposte a rappresentanti di altre discipline (pittura, teatro)» (ibid.), e vedendo la partecipazione attiva di generazioni diverse, grazie al coinvolgimento di molti dei giovani animatori del nascente Gruppo 93, per il quale «l’immaginazione» e la casa editrice Manni rappresentano un riferimento fondamentale. «L’immaginazione» si conferma, così, uno spazio aperto al dialogo, al dibattito, all’emersione di novità, come sottolineato da Piero Manni nel numero 90, prima d’inaugurare un nuovo anno della rivista: «L’anno nuovo sarà il ’92, nono di vita di l’immaginazione; la vita quella appunto di “l’immaginazione”, vecchia perché vogliamo continuare a fare le cose di sempre, con una modica dose di disordine e di incoerenza, e con attenzione ad libitum alle novità all’emergente al destabilizzante, nuova in quanto vogliamo anche una maggiore organicità una minore improvvisazione, cambiamo formato e rispetteremo la periodicità, dieci fascicoli all’anno» (n. 90, 1991, p. 1). Dopo il 1991 (limite cronologico del progetto, assunto pertanto come termine ultimo per la schedatura della rivista qui condotta), «L’immaginazione» continua ad uscire dapprima mensilmente, con un comitato di redazione ristretto, composto da Anna Grazia D’Oria in veste di direttore responsabile, Piero Manni e Giovanni Pellegrino; a partire dal n. 164 del 2000 la rivista è invece portata avanti unicamente da Anna Grazia D’Oria, e dal 2004 passa a una periodicità bimestrale. Prosegue la tradizione di realizzare alcuni numeri monografici o semimonografici su singoli autori (Zanzotto, Pagliarani, recentemente Caproni) o dedicati a letterature straniere; nuova, invece, è l’organizzazione della rivista per sezioni tematiche (prosa, altre letterature, editoria, recensioni, opere inedite e testi rari) e rubriche fisse (tra cui le Noterelle di lettura di Anna Grazia D’Oria, Pollice recto/Pollice verso di Renato Barilli, Diario in pubblico di Romano Luperini, Il divano di Antonio Prete). La rivista fondata a Lecce ha raggiunto il traguardo del trecentesimo numero (luglio-agosto 2017), celebrato con un inedito di Sanguineti e una copertina realizzata per l’occasione da Emilio Isgrò, e prosegue la sua attività di militanza ancora oggi.
BIBLIOGRAFIA:
Un profilo della rivista è stato tracciato da Luigi Scorrano, «L’immaginazione». Dall’onda del ’68 alle Tesi di Lecce e oltre, «Almanacco Salentino 2004», XV, 2004, pp. 174-176. Tra i numerosi interventi e interviste rilasciate da Anna Grazia D’Oria e Piero Manni in merito all’attività della rivista e della casa editrice, si veda almeno l’articolo di A. G. D’Oria, Non so se è giusto (la rivista « L’Immaginazione » e la poesia), Line@ editoriale 2009, consultabile online all’url http://revues.univ-tlse2.fr/pum/lineaeditoriale/index.php?id=145 (10/2019) e l’intervista di A. Donaera e C. Tundo concessa da Manni Editori nel mese di agosto 2017, online all’indirizzo https://www.centropens.eu/materiali/articoli/item/116-intervista-a-manni-editori (10/2019). Per inquadrare l’esperienza de «l’immaginazione» all’interno del panorama culturale leccese, si consiglia l’antologia curata da Donato Valli e Anna Grazia D’Oria, Novecento letterario pugliese, Manni, Lecce 2003; si veda, inoltre, il volume di A. L. Giannone, Modernità del Salento. Scrittori, critici e artisti del Novecento e oltre, Congedo, Galatina 2009, che offre anche un dettagliato quadro delle riviste letterarie salentine a partire dagli anni Settanta. Sui rapporti intrattenuti dalla rivista con la sperimentazione verbo-visiva, si consiglia la lettura di A. L. Giannone, La Puglia e la poesia visiva, in S. Luperto, A. Panareo (a cura di), Di-segni poetici. La collezione di poesia visiva del Museo Arte Contemporanea Matino (catalogo della mostra, Matino, Palazzo Marchesale del Tufo, maggio – dicembre 2011), Lecce, 2011, e del volume La parola intermediale: un itinerario pugliese (Cavallino, 25, 26 Maggio 2017) a cura di Francesco Aprile e Cristiano Caggiula.
[Elisa Caporiccio]
[scheda aggiornata al 21 settembre 2019]