Mitin žurnal

Mitin žurnal

La copertina del numero 7, 1986.
Fonte: Forschungsstelle Osteuropa – FSO (Bremen)

DATE:
gennaio 1985 – ad oggi

LUOGO DI EDIZIONE:
Leningrado

REDATTORE:
Dmitrij Volček

PRINCIPALI COLLABORATORI:
Ol’ga Abramovič (segreteria della redazione)

NUMERI TOTALI:
70 (da 1 a 48 samizdat, dal 49 al 70 tipografici)

DESCRIZIONE:
La rivista d’arte e letteratura “Mitin žurnal” fu ideata nel dicembre 1984 da Dmitrij Volček (1964) e uscì con il primo numero a Leningrado nel gennaio 1985. Si trattava di rinnovare l’esperienza editoriale di “Molčanie” (Silenzio), periodico letterario fondato insieme ai poeti Jurij Galeckij, Aleksandr Snisarenko e Pavel Šemanin, di cui erano usciti nove numeri tra il settembre 1982 e la fine del 1983. Va ricordato che Dmitrij Volček si era avvicinato sin da giovanissimo agli ambienti leningradesi ‘underground’, come il caffè Molekula, la redazione di “Časy” e il Klub-81. La sua necessità di operare in maniera indipendente da altri gruppi letterari più consolidati, diversi dei quali operavano nell’orbita del Klub-81, lo aveva condotto a ripetere l’esperienza di una rivista in proprio che si distinguesse dalle più affermate “Časy” o “Obvodnyj kanal”, interpretando una esigenza condivisa da molti autori non ufficiali figli di una nuova generazione emergente. Il nome “Mitin žurnal”, che s’ispira al diminutivo dell’ideatore della rivista, fu il frutto di una intuizione del poeta Arkadij Dragomoščenko, autore che occupò un ruolo di assoluto rilievo per i giovani che ambivano ad esprimersi nelle pagine del nascente progetto. Inizialmente uscirono in modo regolare sei numeri annuali, con una tiratura di almeno dieci copie dattiloscritte, con volumi anche di oltre le 300 pagine, mentre a partire dal 1990, con il n. 35, si passò alle riproduzioni in fotocopia, mentre dal n. 49 del 1993, ormai fuori dal contesto sovietico, la rivista adottò la veste tipografica, sebbene non uscisse più in modo regolare. Il proposito iniziale di Volček era di attrarre le attenzioni di un gruppo ristretto di autori e di lettori, ciò nonostante l’interesse e la risonanza ottenuti andarono oltre le attese e la rivista si affermò nei secondi anni Ottanta come lo spazio principale della nuova letteratura non ufficiale. Palese era la predilezione per le avanguardie, per le novità del postmodernismo e, in generale, per le principali proposte di una letteratura “di sinistra”, sebbene ‘non impegnata’, bensì incline al “formalismo”. La lista degli autori inizialmente contava un’ampia schiera di nomi della vecchia generazione, tra questi vanno ricordati Igor’ Adamackij, Ol’ga Bešenkovskaja, Arkadij Bartov, Iosif Brodskij, Leon Bogdanov, Viktor Krivulin, Michail Eremin, Lev Losev, Anri Volochonskij, Vladimir Ufljand, Evgenij Venzel’, Vladlen Gavril’čik, Sergej Kulle, Fedor Čirskov, Elena Ignatova. Tra i moscoviti, si distinguevano Viktor Erofeev, Vladimir Sorokin, Aleksej Parščikov e Dmitrij Prigov. Della nuova generazione, ad affiancare Dmitrij Volček, comparivano, tra gli altri, Aleksandr Skidan, Jurij Galeckij, Aleksandra Petrova, Dmitrij Golynko-Vol’fson, Gleb Morev, Aleksandr Sekackij, Andrej Chlobystin, Jaroslav Mogutin, che si affermarono sul finire degli anni Ottanta. Merito particolare della rivista fu anche il recupero della poesia del primo Novecento, con le raccolte di Aleksej Kručenych, Sof’ja Parnok, Vladislav Chodasevič e, grazie al lavoro di curatela di Vladimir Ėrl’, anche di Daniil Charms. L’attenzione era rivolta anche alla letteratura occidentale e alle traduzioni, che esercitavano una importante influenza sui giovani scrittori. Le pubblicazioni di autori del calibro di Samuel Beckett, Jorge Luis Borges, Franz Kafka, Hermann Hesse, Boris Vian, Bruno Schulz rappresentavano dei punti di riferimento estetici capaci di aprire nuove frontiere all’imitazione e alla sperimentazione. Un ulteriore momento di confronto e arricchimento era offerto dalle recensioni, dalle sezioni di polemica e di critica e dalle interviste, diventate poi testimonianze di una intera stagione letteraria, come accadde, ad esempio, con l’accesa conversazione tra Dmitrij Volček e Viktor Krivulin pubblicata sul n. 6 del 1985. Non ultimo è il contributo offerto da una serie di opere allegate alla rivista in volumi singoli; si tratta di circa venti “appendici letterarie”, in cui si distinguevano autori del calibro di Michail Berg, Vladimir Ėrl’, la meno nota Kari Unksova, Aleksej Šel’vach, senza dimenticare la traduzione di autori del calibro di Stanisław Lem, Eugène Ionesco, Sławomir Mrożek e Samuel Beckett. Nel 1999, l’intensa e ricca attività della rivista ha ottenuto un importante riconoscimento: Dmitrij Volček e Ol’ga Abramovič sono stati insigniti del Premio Andrej Belyj per «meriti nello sviluppo della letteratura russa» (Premija Andreja Belogo 1999). Dopo quasi venti anni di lavoro editoriale individuale e pressoché esclusivo di Volček, a partire dal 2002, la rivista ha trovato il supporto della casa editrice di Tver’ Kolonna publications, che ha sostenuto l’uscita di nuovi numeri. Buona parte della collezione in samizdat della rivista è conservata presso il Centro di Ricerca sull’Europa Orientale dell’Università di Brema (Forschungsstelle Osteuropa – FSO).

 

BIBLIOGRAFIA:
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B. Konstriktor, “Dyšala noč’ vostorgom samizdata”, Vremja i my, 112 (1991): 197-216. https://rvb.ru/np/publication/03misc/konstriktor.htm (online) 07/2019
V. Parisi, Il lettore eccedente. Edizioni periodiche del samizdatsovietico, 1956-1991, Il Mulino, Bologna 2013.
M. Sabbatini, D.A. Prigov i ‘vtoraja kul’tura’ 1980-ch godov. Opyt otraženija v samizdatskich žurnalach, “Novoe literaturnoe obozrenie”, 156.2 (2019), pp. 189-205.
Ja. Severjuchin (ed.), Samizdat Leningrada. 1950-1980-e: Literaturnaja ėnciklopedija, Novoe literaturnoe obozrenie, Moskva 2003.
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D. Volček, Interv’ju s Viktorom Krivulinym, “Mitin žurnal”, 6 (1985), pp. 173-191.
Premija Andreja Belogo – 1999. http://belyprize.ru/index.php?id=39 web (08/2019).

[Marco Sabbatini]
[scheda aggiornata al 28 novembre 2019]