16 Jan POP FESTIVAL ”RE NUDO”
DATE E LUOGHI:
I Festival – 25-26 settembre 1971, Ballabio (Lecco)
II Festival – 16-18 giugno 1972, Zerbo (Pavia)
III Festival – 15-18 giugno 1973, Alpe del Vicerè (Como)
IV Festival 13-16 giugno 1974, Parco Lambro di Milano
V Festival -29 maggio- 2 giugno 1975, Parco Lambro di Milano
VI Festival -26-29 giugno 1976, Parco Lambro di Milano
VII Festival – 1977 Guello (Como)
VIII Festival -1978 Alpicella (Savona)
ORGANIZZATORI:
Redazione della rivista «Re nudo»
PARTECIPANTI:
Di seguito si riportano i nomi dei principali gruppi musicali, cantautori e artisti di diverse discipline intervenuti alle varie edizioni del festival: Acqua fragile, Aktuala, Area, Atomic Rooster, Come le foglie, Drogheria di Solferino Garybaldi, Hawkwind, Yu Kung, Latte e miele, Living theatre, Pink Fairies, PFM; Donatella Bardi, Franco Battiato, Edoardo Bennato, Angelo Branduardi, Ivan Cattaneo, Don Cherry, Lucio Dalla, Pino Daniele, Francesco De Gregori, Ivan Della Mea, Eugenio Finardi, Giorgio Gaber, Peter Hammil, Pino Masi, Claudio Rocchi, Alan Sorrenti, Demetrio Stratos, Antonello Venditti; Bambini di Dio, Dario Fo – Compagnia teatrale La Comune, Alberto Grifi, Matteo Guarnaccia, Antonio Peticov, Carlo Silvestro, Massimo Villa.
DESCRIZIONE:
Legato nell’immaginario collettivo a grandi eventi come quello di Woodstock negli Stati Uniti o dell’isola di Wight in Gran Bretagna, il fenomeno dei pop festival si sviluppa in Italia a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta e trova nei festival organizzati dalla rivista «Re nudo» – otto in totale svoltisi durante gli anni Settanta – una delle manifestazioni più significative e durature. Il raduno musicale nasce dalla necessità delle realtà controculturali e dei movimenti giovanili di creare eventi aggregativi che si facciano espressione di un senso di identità collettivo e della massima libertà creativa, prefigurando, in un luogo e in un tempo circoscritti, l’avvento di una società segnata da un profondo cambiamento nei costumi. Alle origini di questi festival risiede dunque una diversa idea di collettività, basata sulla solidarietà e sulla trasgressione dalle norme borghesi; questi elementi vengono tuttavia assorbiti rapidamente dal sistema economico che trasforma il pop festival in una proficua occasione di guadagno, annullando le istanze sociali e politiche, più o meno esplicite, in esso contenute. Consapevole del processo di mercificazione che minaccia a livello internazionale lo “spirito” dei raduni, la redazione di «Re nudo» assume inizialmente come priorità nell’organizzazione dei festival quella di mantenere l’autonomia rispetto al mercato gestendo e producendo in proprio l’evento. I festival di «Re nudo» – e più in generale i festival italiani – presentano inoltre una maggiore connotazione politica rispetto a quelli statunitensi: sulla rivista il festival viene infatti paragonato alle occupazioni delle case e alle barricate in piazza durante le manifestazioni, ribadendo la necessità della congiunzione tra il momento politico e quello esistenziale nell’ottica di una rivoluzione politica, e di riorganizzare il tempo libero trasformandolo in tempo liberato dai condizionamenti sociali e economici, in maniera del tutto coerente rispetto alla linea editoriale della rivista stessa. In questo senso le intenzioni degli organizzatori risultano estremamente chiare a partire dagli slogan sugli striscioni che accompagnano i festival come “Festival dell’Yip-Proletariat / Marx e Lenin possono riempire le università, ma non forse la vita” o “Cambiamo la vita prima che la vita cambi noi”. Vissuto come un rito collettivo, il festival è sempre preannunciato da un poster che pubblicizza l’evento – forma grafica derivata dal manifesto d’arte – e inaugurato dagli slogan degli striscioni d’ingresso, che si connotano come prefigurazioni visuali e verbali dell’esperienza che sta per compiersi. La manifestazione non si esaurisce nel solo spettacolo musicale, ma interseca espressioni artistiche differenti, che vanno dal teatro alle istallazioni, e pratiche culturali che sono legate a stili di vita alternativi, come la proposta di cibi macrobiotici. Il festival costituisce inoltre un’opportunità di aggregazione e di collaborazione tra le varie realtà controculturali, specie quelle dell’area milanese, e un’occasione importante per ricompattare il movimento dando spazio alle sue componenti: durante i primi festival si verificano ad esempio dei piccoli ritrovi della stampa underground grazie alla presenza di «Insekten Sekte», la coloratissima rivista murale e internazionale di Matteo Guarnaccia, il periodico musicale «Get ready», e «Fallo!», rivista romana diretta da Angelo Quattrocchi. È presente in maniera assidua nelle varie edizioni del festival l’associazione SIMA – Servizi Istituto Mass Media Art – già collaboratrice della rivista, che si occupa di ricerche sull’alterazione degli stati di coscienza in rapporto alla produzione artistica e della difesa medico-legale di drogati e omosessuali. Il primo festival viene organizzato nelle campagne di Ballabio, non lontano da Lecco, nel settembre 1971: è ad accesso libero e vede la partecipazione di circa 10.000 persone accorse a piedi per istallare le proprie tende e assistere all’esibizione dei musicisti. Tra questi troviamo alcune delle presenze che saranno costanti come Claudio Rocchi, Donatella Bardi, Come le foglie, Garybaldi, Drogheria di Solferino e alcuni cantautori di lotta. L’organizzazione si rivela inadeguata, come spesso accadrà anche nei festival successivi: i viveri, venduti a prezzi popolari, finiscono presto e mancano i servizi per il pubblico, ma l’evento è comunque ricordato come un piccolo successo. Il secondo festival si tiene a Zerbo, vicino a Pavia, dal 16 al 18 giugno 1972, e viene considerato il primo vero raduno pop in Italia, nonostante il fallimento sul piano organizzativo e economico: circa 30.000 persone, secondo le stime della polizia, arrivano a piedi a causa di un posto di blocco a 4 km dallo spiaggione sul fiume che ospita la manifestazione. Benché ostacolato dalle istituzioni il festival vede il coinvolgimento della cittadinanza che aiuta i giovani organizzatori ad allestire il palco durante la piena del fiume che minaccia la riuscita dell’evento. Oltre all’esibizione dei gruppi musicali si svolgono iniziative di varia natura che vanno dalla cucina macrobiotica alle performance artistiche dei Bambini di Dio, un gruppo di freak venuto dagli Stati Uniti. Viene inoltre allestita una tenda medica, che accompagnerà costantemente i festival di «Re nudo», garantendo l’assistenza necessaria a causa dell’assunzione di droghe, per chi cioè rimane preda del cosiddetto bad trip; il consumo di droga, si dovrà ricordare, viene considerato parte integrante non solo dell’esperienza creativa e sociale del festival, ma in generale di tutte le pratiche controculturali del periodo, così come si evince dalle pagine della rivista. Il terzo festival di «Re nudo» si svolge dal 15 al 17 giugno 1973 ad Alpe del Vicerè, nel comune di Albavilla – vicino Como – ed è ricordato come la prima occupazione a scopo di intrattenimento pop in Italia. Preoccupate per l’ordine pubblico le autorità ritirano infatti il permesso inizialmente concesso per l’occupazione del suolo pubblico e per l’allaccio a acqua e elettricità; il festival viene quindi ufficialmente annullato, ma gli stessi organizzatori non riescono a impedire alle decine di migliaia di persone, già messesi in cammino, di arrivare nel luogo del raduno. Dal punto di vista dello spettacolo musicale il festival non ottiene grandi risultati, non ci sono infatti né il palco né l’amplificazione, ma i musicisti presenti suonano ugualmente riunendo attorno a sé dei piccoli gruppi e trasformando l’evento in una sorta di performance diffusa su tutto lo spazio disponibile – senza un palco che accentri la visione – e che durerà fino all’ultimo giorno, quando Franco Battiato metterà a disposizione il suo impianto e verrà allestito un piccolo palco. Tra i musicisti intervenuti si trovano anche Aktuala, Acqua fragile, Area, Claudio Rocchi, Come le foglie, Drogheria di Solferino, Yu Kung, Lucio Dalla, Ivan della Mea, Latte e miele, Massimo Villa e Atomic Rooster. Partecipano al festival anche il collettivo teatrale La comune di Dario Fo, mettendo in scena Il mistero buffo, e il comitato Vietnam con delle diapositive. Il pittore brasiliano Antonio Peticov, ideatore del manifesto dell’evento, realizza inoltre due grandi cupole geodetiche colorate che servono da punto d’incontro e di ristoro, trasformando l’istallazione artistica in una struttura funzionale per la collettività. Il quarto festival organizzato da «Re nudo» si svolge per la prima volta in città, nel Parco Lambro di Milano: 100.000 persone si radunano in questo parco cittadino senza permessi ufficiali per 5 giorni dal 13 al 16 giugno 1974. Da questo momento i festival della rivista vengono nominati ufficialmente “Feste del proletariato giovanile” e cambiano fisionomia rispetto ai precedenti, proponendosi di offrire una alternativa giovanile alla tradizionale festa dell’Unità. «Re nudo» viene di fatto affiancato da Lotta continua, che offre supporto logistico, e dall’etichetta discografica Cramps, diretta da Gianni Sassi – che già aveva fatto investimenti pubblicitari sulla rivista -, grazie alla quale si verifica un salto di qualità della proposta musicale. Oltre agli italiani Battiato, Alan Sorrenti, Area, Demetrio Stratos, PFM, Pino Daniele, Donatella Bardi, Acqua Fragile e Angelo Branduardi, sono presenti artisti internazionali come Peter Hammil, Hawkwind e Pink Fairies. La collaborazione con l’industria discografica, incarnata da Sassi, alimenta tuttavia un’aspra polemica con Stampa Alternativa, intenta nello stesso periodo a organizzare veri e propri contro-festival del tutto estranei a logiche commerciali, e crea una spaccatura nell’underground milanese. Il quinto festival, seconda Festa del proletariato giovanile, svoltosi dal 29 maggio al 2 giugno 1975 a Parco Lambro, vede nuovamente la presenza di circa 100.000 persone: si accede all’evento acquistando una tessera a prezzo popolare e un servizio d’ordine si occupa per la prima volta degli ingressi, anche se l’accesso libero e gratuito è di fatto garantito. L’appoggio delle forze politiche, sempre più interessate ad avvicinarsi al “pubblico” giovanile, e di nuove aggregazioni radicate nel territorio milanese è più esteso e eterogeno dell’anno precedente e comprende, in varie forme di partecipazione, la Federazione giovanile dei socialisti italiani, Autonomia operaria, ma anche Anarchici e Circoli proletari giovanili. Il festival è oramai cresciuto per dimensioni e appare già in via di istituzionalizzazione, mentre lo spontaneismo dei primi raduni sembra affievolirsi. Sul palco suonano tra gli altri gli Area, Eugenio Finardi, Edoardo Bennato, Francesco De Gregori, PFM, Antonello Venditti e Giorgio Gaber. Dal punto di vista musicale quello del 1975 è ricordato come il festival meglio riuscito, tuttavia la spettacolarizzazione dell’evento crea un divario tra gli artisti che si esibiscono sul palco e il pubblico, annullando il senso di appartenenza alla stessa comunità, senza divismi e senza gerarchie, che aveva caratterizzato i festival precedenti. La stessa composizione del pubblico appare in realtà più conformista delle passate edizioni e si creano dei momenti di tensione che colpiscono femministe e omosessuali, con contestazioni verbali che raggiungono anche il palco durante l’esibizione di Ivan Cattaneo. Una piccola area appartata del parco mantiene tuttavia lo spirito originario dedicandosi alla macrobiotica, ai massaggi, alla medicina alternativa e alla meditazione; qui Carlo Silvestro, poeta e animatore del beat italiano, organizza i “voli” – tuffi a occhi chiusi da una rampa nelle braccia degli amici sottostanti – mentre un ex-membro del Living theatre, Leo, esegue una danza kathakali. È infine da segnalare la presenza, per la prima volta, di una postazione radiofonica libera, affidata a Massimo Villa, allestita all’interno di una grande roulotte dipinta da Matteo Guarnaccia. La Festa del proletariato giovanile di Parco Lambro del 26-29 giugno 1976, la sesta di «Re nudo», è quella che nella memoria collettiva scalza le altre, ma segna anche il declino dell’esperienza dei festival. Migliaia di persone affollano nuovamente il parco, sprovvisto dei servizi essenziali, ritrovandosi in una situazione di squallore e violenza, così come ricordano in molti e come testimonia il film girato dal regista d’avanguardia Alberto Grifi. Il pubblico è animato da un forte risentimento verso gli organizzatori a causa dei prezzi alti dei viveri e assalta alcuni camion frigorifero per rubare del cibo: l’immagine, divenuta famosa, di un gruppetto di ragazzi che usa polli congelati come palloni da calcio è ritenuta dagli stessi partecipanti perfettamente rappresentativa della situazione degradante creatasi durante il festival. Il servizio d’ordine è armato di bastoni e particolarmente intollerante verso chi fa uso di droghe, mentre omosessuali e femministe vengono aggrediti fisicamente. La situazione arriva al culmine della tensione quando la polizia, schierata in assetto antisommossa e intervenuta con l’intento di sgomberare il campo, si trova davanti il servizio d’ordine schierato a sua volta, regalando alla stampa un’altra delle immagini simboliche di Parco Lambro. Scongiurato l’intervento della polizia grazie alla mediazione del direttore di «Re nudo», Andrea Valcarenghi, il festival prosegue con l’esibizione di artisti come Don Cherry, Eugenio Finardi, Area, Pino Masi, Claudio Rocchi e il gruppo musicale Living theatre: gli interventi musicali vengono registrati e pubblicati dalle etichette Cramps, RCA e WEA nell’album Parco Lambro 1976. Anche in questo caso una zona ristretta, denominata “Zona B”, mantiene le caratteristiche del raduno delle origini con pratiche spirituali, meditazione e massaggi collettivi. L’evento del 1976 segna in un certo senso la disfatta del pop festival nella sua valenza sociale e il fallimento dello stesso progetto di «Re nudo» di coniugare lotta politica e controcultura sotto i colpi del processo di spettacolarizzazione, ma anche per le mutate condizioni sociali che determinano un crescente disagio nel mondo giovanile e che trasformano il raduno musicale in un’occasione di sfogo per rabbia e disperazione. Le ultime due edizioni del festival hanno una veste del tutto diversa, saranno senza musica, all’insegna dello “stare insieme” e di forme salutiste di vita; si terranno nel 1977 a Guello, nel comasco, e nel 1978 ad Alpicella, in provincia di Savona, in un periodo in cui la stessa linea editoriale di «Re nudo» si sposta verso un marcato ritorno a istanze esistenzialiste e mistiche.
BIBLIOGRAFIA:
Per una storia dei festival si rimanda in particolare a M. Guarnaccia, Re nudo pop e altri festival, Vololibero, Milano 2010; si vedano anche A. Valcarenghi, Underground a pugno chiuso, Arcana, Roma 1973; Libro bianco sul pop in Italia, Arcana, Roma 1976 e A. Bertante, Re nudo. Underground e rivoluzione nelle pagine di una rivista, NdA press, Rimini 2005.
[Giovanna Lo Monaco]
[scheda aggiornata al 12 novembre 2018]