21 Sep Tèchne
DATA INIZIO:
1969
DATA FINE:
2013
LUOGO:
Firenze
DIRETTORE:
Eugenio Miccini
REDAZIONE:
Gianni Broi, Ugo Carrega, Lino Centi, Giusi Coppini, Annamaria Gaggio, Antonio Kemeny, Eugenio Miccini, Egidio Mucci, Clemente Padin, Michele Perfetti, Gregorio Scalise, Pier Luigi Tazzi, Jiri Valoch.
DESCRIZIONE:
«Tèchne» nasce nell’ottobre del 1969 come bollettino dell’omonimo centro culturale di Firenze, fondato nello stesso anno da Eugenio Miccini assieme a un cospicuo numero di artisti e poeti. In continuità con l’operato del Gruppo 70, il Centro diventa uno dei più attivi poli culturali dediti alla sperimentazione d’avanguardia e alla promozione della poesia visiva, nonché uno dei più rilevanti editori del circuito esoeditoriale, affiancandosi ad altre esperienze di uguale rilevanza nel campo della poesia verbo-visiva come il Mulino di Bazzano di Spatola, la rivista «Lotta poetica» e le edizioni Amodulo, dirette entrambe da Sarenco, con i quali Tèchne è in continui rapporti di collaborazione e di scambio. La rivista viene pubblicata dalle edizioni del centro e associata alla collana editoriale «Quaderni di Tèchne», che comprende un cospicuo numero di volumi – circa 50 tra libri d’artista, raccolte poetiche, testi teatrali e saggi – inizialmente pubblicati come supplementi alla rivista (cfr. F. Fastelli, G. Mattolini, Tèchne, verbapicta.it). La prima serie di «Tèchne» comprende in tutto 19 numeri editi dal 1969 al 1976, divisi in 9 fascicoli. La redazione, diretta da Eugenio Miccini, è composta da artisti e poeti attivi su tutto il territorio nazionale e in ambito internazionale; della redazione fiorentina fanno parte Gianni Broi, Egidio Mucci e Pier Luigi Tazzi; Michele Perfetti si occupa della redazione di Taranto, Ugo Carrega e Tommaso Kemeny di quella di Milano, a Bologna il responsabile è Gregorio Scalise, mentre Clemente Padin provvede alla redazione di Montevideo e Jiri Valoch a quella in Jugoslavia. Dal 1974 verrà invece indicato come redattore unico Lino Centi. Nella lunga lista dei collaboratori compaiono Giuseppe Chiari, Lamberto Pignotti, Lucia Marcucci, Bernard Aubertin, Gianni Bertini, Jean-Francois Bory, Achille Bonito Oliva, Emilio Isgrò, Luciano Ori, Franco Ramous, Adriano Spatola, Gregorio Scalise e Sarenco. I primi numeri della rivista sono dedicati alla promozione delle attività culturali svolte dal Centro, tra cui spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche, dibattiti sull’arte contemporanea e, soprattutto, esposizioni di poesia visiva, organizzate spesso in collaborazione con altri centri simili – tra cui, in particolare, il gruppo di Amodulo – nell’ottica della creazione di una rete di scambi. I fascicoli sono organizzati al loro interno come una sorta di antologia delle più recenti sperimentazioni nel campo della poesia verbo-visiva e si presentano come un “assemblage” di fogli dattilografati, volantini, manifesti, opere originali di poesia visiva e altri materiali eterogenei, pinzati tra loro e accolti all’interno di una copertina, su cui compare la definizione della parola greca “tèchne”, che si ripete uguale a ogni numero su un fondo di colore diverso. La veste estremamente artigianale della rivista viene rivendicata come marchio distintivo di una precisa appartenenza al circuito underground, che, come sottolineato da Miccini nell’editoriale del n. 3-4 del 1970, rappresenta un sistema distributivo che ha messo in crisi l’establishment culturale e il potere editoriale con l’efficacia e l’immediatezza della comunicazione che lo caratterizza. A partire dal n. 11-13 del 1974 «Tèchne» cambia tuttavia formato, che diventa più piccolo, viene rilegata in brossura e modifica anche l’impostazione al suo interno; si moltiplicano e si allungano, infatti, i saggi di argomento estetico, relativi a tutti gli ambiti artistici, inframezzati dalla riproduzione delle opere di poesia visiva e sperimentale. Nelle pagine della rivista viene posto l’accento sulla necessità di promuovere un’arte che trovi programmaticamente applicazione negli spazi urbani come forma di intervento sociale e politico, come nel caso dei cosiddetti public poem o dei graffiti (cfr. L. P. Finizio, L’idea di spazio e le realtà urbane, n. 1, 1969). Lucia Marcucci interviene sulla necessità per la poesia di “uscire all’aperto” per concretizzarsi come parte integrante della contestazione politica, così come avviene nelle forme della “poesia sui muri”, della poesia visiva e di quella sonora (cfr. L. Marcucci, Poesia politica, n. 11-12-13, 1974). Sulla valenza politica della poesia visiva si deve inoltre menzionare l’intervento di Rossana Apicella, La poesia visiva nella diacronia del linguaggio poetico, che insite sull’intervento modificatorio delle strutture poetiche tradizionali come forma di impegno politico da parte del poeta e afferma la maggiore valenza politica di certa poesia visiva rispetto ad altre forme poetiche, poiché attraverso di essa si verifica un pieno accoglimento del linguaggio della polis, ovvero nel nuovo linguaggio veicolato dai mass media, nell’operazione estetica (n. 14-15-16, 1975). Con alcuni interventi dei primi numeri si propone inoltre di stimolare la nascita di centri artistici e culturali simili a Tèchne, ovvero di «centri di animazione estetica come officine di lavoro-gioco, autogestiti» (G. Broi, La velocità è il numero, n. 3-4, 1970, pp. nn.), poiché la vera opera di contestazione, come spiega Giovan Battista Nazzaro, si fa a partire dai centri della produzione culturale (G. B. Nazzaro, Contestazione del ‘decoro’ borghese, n. 1, 1969, p. 14). Su «Tèchne» compaiono anche interventi di argomento propriamente politico e vengono accolti comunicati e volantini di diversi movimenti di contestazione, come quelli del Collettivo di analisi della situazione carceraria sul movimento rivoluzionario nelle carceri (n. 11-12-13, 1974) e del Collettivo femminista Santa Croce di Firenze (n. 14-5-16, 1975), denotando un certo radicamento del Centro Tèchne nel territorio fiorentino e l‘interesse per le questioni d’attualità politica a livello nazionale. Tra i materiali non letterari spicca la riproduzione del mandato di perquisizione domiciliare e personale per Miccini e Giusi Coppini emanato dal questore di Firenze per «intensa propaganda e preparazione di agitazioni» (n. 9-10, 1972, pp. nn.). La prima serie della rivista cessa le pubblicazioni con il numero triplo 15-16-17 del 1976. Nel 1986 viene avviata una nuova serie, pubblicata dall’editore Campanotto fino al 2013, di cui Miccini risulta direttore responsabile, ma diretta e redatta da Paolo Albani e Lino Di Lallo, con il sottotitolo di «Poesia e non». La rivista si presenta in piccolo formato e con soluzioni grafiche “scarne” rispetto alla serie precedente; accoglie al suo interno saggi, testi di poesia lineare e alcune poesie visive, portando avanti la tradizione dell’avanguardia. Dal 2014, rimasta sotto la direzione di Albani, la rivista cambia nome in «Nuova Tèchne. Rivista di bizzarrie letterarie e non» e viene pubblicata in formato digitale da Quodlibet.
BIBLIOGRAFIA:
Sulla storia della rivista si vedano G. Maffei, P. Peterlini, Riviste d’arte d’avanguardia: esoeditoria negli anni Sessanta e Settanta in Italia, Bonnard, Milano 2005 e la presentazione di «Nuova Tèchne» all’indirizzo http://www.nuovatechne.it (22/07/2019). Sul Centro Tèchne e sull’attività editoriale da esso svolta si rimanda alla scheda descrittiva di F. Fastelli e G. Mattolini, in http://www.verbapicta.it (22/07/2019).
[Giovanna Lo Monaco]
[scheda aggiornata al 22 luglio 2019]