22 Giu La canzone d’autore: periodi e luoghi
Nella foto, il XXVII raduno moscovita del KSP, 1987. Collezione privata di Petr Trubeckoj
Il fenomeno oggi designato dal termine Magnitizdat è molto complesso, ed è difficile offrirne una tassonomia chiara ed esaustiva. Pertanto in questo testo si farà riferimento a una precisa produzione di materiale sonoro, quello che afferisce al genere dalla canzone d’autore (avtorskaja pesnja), e in particolare a quelle canzoni che facevano capo ai Club della canzone indipendente (Klub samodejatel’noj pesni, KSP), ma che non passavano nei canali ufficiali e potevano essere cantate soltanto a precise condizioni, spesso di semi-ufficialità. Resta fuori da questa disamina la galassia degli altri generi di materiale sonoro, tra cui interviste, letture poetiche e interventi politici, sketch di comici e parodisti che circolavano ampiamente in questo circuito clandestino (cf., in merito, anche “supporti del Magnitizdat”).
Negli anni Sessanta i registratori, fino ad allora poco presenti in commercio, entrarono in molte case, ma fu negli anni Settanta che si verificò un vero e proprio boom, favorito da una politica censoria più restrittiva rispetto a quella dell’epoca chruščeviana. Esplosero il Tamizdat e il Samizdat, seguiti a ruota dal Magnitizdat. Alle centinaia di canzoni degli autori più conosciuti – la triade Okudžava, Galič, Vysockij – si aggiunsero nuovi “bardi”.
Varie erano le motivazioni di questa crescita: prima di tutto la pressione della censura e la limitazione imposta alla maggior parte dei repertori che circolavano nei KSP. Come nel decennio precedente, moltissime canzoni si potevano ascoltare soltanto nei raduni fuori città, nei concerti in casa, intorno a un fuoco oppure su qualche palcoscenico improvvisato e lontano dall’occhio vigile delle autorità. A ciò si univa l’impossibilità di acquistare in maniera legale qualsiasi canzone di questo tipo, fatta eccezione per alcune, rare, edizioni su vinile.
Parallelamente, e parzialmente in conseguenza a questo stato di cose, il numero degli aderenti al movimento dei KSP (appassionati e autori o interpreti) aumentò in maniera vertiginosa, nelle città e nei villaggi di tutta l’Unione Sovietica. Intanto la tecnologia di incisione e registrazione faceva passi da gigante e a metà degli anni Settanta comparirono anche le prime cassette. Fondamentale fu inoltre il contributo delle radio, in particolare di Radio Liberty, secondo le cui stime nel 1974 in Unione Sovietica erano attivi circa 36 milioni di ricevitori privati a onde corte.
Negli anni Ottanta si registrò un’iniziale impennata di circolazione clandestina di dischi e cassette, a causa della chiusura di molti KPS per tutto il Paese, processo che si attenuò nella seconda metà del decennio grazie ai cambiamenti apportati dalla perestrojka. Allo stesso modo, negli anni Novanta, avvenne un calo nella diffusione non ufficiale di materiale sonoro dovuto alla possibilità di acquistare, ora legalmente, le registrazioni che inondarono il mercato musicale dell’ormai ex Unione Sovietica. A partire dagli anni Duemila il Magnitizdat storicamente inteso si può dire concluso, per l’accessibilità pressoché assoluta, per i cittadini russi e delle ex repubbliche sovietiche, a qualunque registrazione esistente in rete.
Ancora meno indicativo di questa sommaria suddivisione cronologica del fenomeno è il criterio di localizzazione del Magnitizdat, che non può avvalersi di punti geografici di riferimento. Il Magnitizdat di questo tipo, infatti, aveva un impatto sulla società laddove esisteva un KSP o erano attivi i suoi rappresentanti e pertanto la sua dipendenza dalla localizzazione geografica era pressoché nulla. A Mosca e a Leningrado, la presenza di KSP era massiccia, e di conseguenza lo era anche la diffusione del Magnitizdat. Altra città degna di menzione è Odessa, nella quale, dalla metà degli anni Sessanta, si creò un sistema di diffusione di registrazioni all’interno delle società degli ingegneri e operatori del suono che spesso erano anche collezionisti di musica.
Le autorità contrastavano il fenomeno limitando l’attività dei KSP o persino disponendone la chiusura. Nelle due “capitali” del Paese la lotta era più accesa, poiché i KSP erano meno controllabili, mentre nelle periferie l’azione delle autorità era più mirata ed efficace, per le esigue dimensioni dei centri di “controcultura”. Per “centri del Magnitizdat” si possono pertanto intendere soltanto le cerchie di persone disposte a registrare e a diffondere i documenti raccolti durante i viaggi, le spedizioni, gli incontri casuali oppure organizzati. Tali cerchie erano presenti in tutto il Paese e rendevano pertanto il Magnitizdat una pratica diffusa e difficilmente arginabile.
Bibliografia:
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A. Troitsky, Back in the USSR: The True Story of Rock in Russia, Boston: Faber and Faber, 1988.
Giulia De Florio
[scheda aggiornata al 21 giugno 2019]