LES ÉDITIONS DE MINUIT

LES ÉDITIONS DE MINUIT

DATE:
1941/2 – ancora attiva

LUOGO:
Parigi

COLLANE D’INTERESSE:
«Documents», «Arguments», «Philosophie», «Paradoxe», «Le Sens commun».

DESCRIZIONE:
Les Éditions de Minuit sono una delle principali case editrici francesi del secondo Novecento. Fondate a Parigi durante l’occupazione nazista, devono il loro nome all’attività tipografica svolta in clandestinità, appunto a “mezzanotte”, da Jean Bruller, disegnatore e scrittore noto con gli pseudonimi di Drieu e Vercors, e dal romanziere Pierre de Lescure. I due fondatori pensarono Les Éditions come organo della Resistenza e, tra il 1942 e il 1944, anche grazie alla collaborazione di Jean Paulhan, riuscirono a pubblicare numerose opere d’opposizione al regime, coinvolgendo scrittori di grande rilevanza, da Louis Aragon a François Mauriac, da André Gide allo stesso Paulhan. L’esordio della casa editrice avvenne con la pubblicazione de Le Silence de la mer, che Bruller firmò con lo pseudonimo di Vercors. L’opera, che nel 1947 sarebbe stata trasposta per il grande schermo nell’indimenticabile primo film di Jean-Pierre Melville, ebbe un’immediata e imponente circolazione, diventando una sorta di simbolo della resistenza degli intellettuali francesi. Dopo la liberazione, la casa editrice incontrò notevoli difficoltà finanziarie. Seppure Minuit pubblicasse autori del calibro di Bataille e Klossowski, e traducesse opere di Arthur Miller, Dylan Thomas, Karl Jaspers, i ricavi, anche a causa delle tirature modeste, restavano insufficienti. Nel 1948 Bruller lasciò la presidenza, e la direzione editoriale passo nelle mani del giovane Jérôme Lindon, che guiderà la casa editrice per più di cinquant’anni, in pratica fino alla propria morte, avvenuta nel 2001. Nel 1951, Lindon trasferì la sede in rue Bernard-Palissy, à Saint-Germain-des-Prés e avviò un profondo rinnovamento degli orizzonti della casa. Fondamentale, in questo senso, fu la pubblicazione di tre romanzi di Samuel Beckett (Molloy, Malone meurt, et L’Innommable) precedentemente rifiutati da altri editori, poi seguiti dal resto della produzione dell’irlandese, da Enattendant Godot (1952) a Fin de partie (1957), nonché, a partire dal 1953, la collaborazione con Alain Robbe-Grillet. Il capofila del Nouveau Roman, infatti, dopo la pubblicazione di Les Gommes (1953), trovò posto nel comitato di lettura della casa editrice, promuovendo, oltre alle proprie opere, quelle di una serie di scrittori decisamente sperimentali. Entreranno a far parte del catalogo di Minuit autori come Robert Pinget, Claude Simon e Marguerite Duras. Nel 1957, anno d’oro del Nouveau Roman, Les Éditions de Minuit daranno alle stampe Fin de partie di Beckett, La Jalousie di Robbe-Grillet, Le Vent di Claude Simon, la seconda edizione di Tropismes di Nathalie Sarraute e La Modification di Michel Butor, che riceverà il prestigioso Prix Renaudot. Nel corso degli anni Settanta, Ottanta e Novanta, Minuit favorirà lo sviluppo di linee di narrativa direttamente conseguenti alle poetiche del Nouveau Roman. Scrittori e scrittrici come Jean Echenoz e Marie NDiaye proseguirono quindi quello “stile Minuit” che le collaborazioni degli anni Cinquanta avevano inaugurato, confermando la centralità dell’editore nella scena culturale francese. Durante la guerra d’Algeria, lo spirito politico di Minuit riemerse con forza: tra il 1957 e il 1962, Lindon promosse una ventina di pubblicazioni sulla situazione politica algerina, molte delle quali denunciarono la violenza e l’uso della tortura da parte dei militari francesi. Testimonianze e inchieste come Pour Djamila Bouhired (1957) di Georges Arnaud e Jacques Vergès, L’Affaire Audin (1958) di Pierre Vidal-Naquet, La Question (1958) di Henri Alleg, Les Belles Lettres (1961) di Charlotte Delbo, Itinéraire (1962) di Robert Bonnaud, edite spesso nella collana «Documents», provocarono un enorme dibattito pubblico. Il governo intervenne in numerose occasioni censurando molti dei libri della collana, e più in generale accusando la casa editrice di incitamento alla disobbedienza e diffamazione delle forze armate. Nel 1960 Lindon sottoscrisse il Manifeste de 121, pubblicato dalla rivista «Vérité-Liberté». Con esso difendeva di fatto il diritto all’insubordinazione militare nella guerra d’Algeria. Nello stesso anno, la casa editrice dette alle stampe il romanzo autobiografico di Jean-Louis Hurst, (firmato con lo pseudonimo di Maurienne) Le Déserteur. L’opera, interpretata immediatamente come un manifesto anticoloniale, fu vietata in Francia, ma continuò a circolare clandestinamente in ambienti studenteschi. Hurst e Lindon furono denunciati e condannati per incitamento all’insubordinazione. Nel 1962 l’intera vicenda del processo sarà ricostruita nel volume Provocation à la désobéissance. Le procès du déserteur, che riporta fedelmente gli atti del processo. Nel corso della propria storia Les Éditions de Minuit proposero collane editoriali nei più diversi campi del sapere umanistico, dall’architettura («Forces vives») alla filosofia («Arguments», «Philosophie», «Paradoxe»), dalla linguistica («Propositions») alla sociologia («Le Sens commun»). Dal 1950, inoltre, la casa editrice stampa la prestigiosa rivista di letteratura «Critique», fondata, come noto, da Georges Bataille nel 1946.

BIBLIOGRAFIA:
Sulla storia della casa editrice si vedranno almeno i lavori di Anne Simonin (Les Editions de Minuit (1942-1955). Le devoir d’insoumission, Paris, Imec, 1994 e Le Droit de désobéissance. Les Éditions de Minuit en guerre d’Algérie, Paris, Minuit, 2012), nonché gli Atti del Convegno di Studi Existe-t-il un style Minuit?, a cura di Michel Bertrand, Karine Germoni, Annick Jauer, Marseille, Presses Universitaires de Provence, 2014. er una esaustiva ricognizione sul catalogo editoriale, si rimanda a Henri Vignes, Bibliographie des Editions de Minuit. Du Silence de la mer à L’Anti-oedipe, Paris, Editions Librairie Henri Vignes/Editions des Cendres, 2010. Sulla figura di Jérôme Lindon si consiglia la lettura del libro di memorie di Jean Echenoz, Jérôme Lindon, Paris Minuit, 2001, disponibile anche in lingua italiana col titolo Il mio editore (Milano, Adelphi, 2008).

 

[Federico Fastelli]
[scheda aggiornata al 18 maggio 2019]