VERPA

VERPA

DATE:
1963/64-inizio anni Settanta

LUOGO:
Leningrado

FONDATORI:
Aleksej Chvostenko e Anri Volochonskij.

SODALI:
Jurij Galeckij, Leonid Entin, Kari Unskova, Ivan Steblin-Kamenskij, Leonid Čertkov e altri.

INIZIATIVE EDITORIALI:
pubblicazioni con l’editrice Pol’za, nell’almanacco Apollon-77 (Parigi, 1977) e in «Ėcho».

DESCRIZIONE:
Al nome di VERPA è da ricollegare sia la produzione poetica e prosastica che la stesura di pièce e canzoni di Anri Volochonskij e Aleksej Chvostenko, fondatori e in pratica unici componenti di questa diade. VERPA occupa un posto tutt’altro che secondario all’interno del composito underground leningradese non solo per l’attenzione attribuita alla tradizione orale e folklorica, ma anche per l’affinità e i legami intrattenuti con alcuni gruppi moscoviti non ufficiali (Lianozovo e SMOG in particolare). Da non dimenticare inoltre l’unione di intenti palesata con i giovani della Malaja Sadovaja, ambiente nel quale Chvostenko (detto anche Chvost, in russo ‘coda’) e Volochonskij troveranno un appoggio fattivo per la pubblicazione di diverse opere (tramite l’editrice Pol’za di Vladimir Ėrl’). Lo stile provocatorio e goliardico di VERPA, non privo di venature demenziali e assurde, affonda le radici nella tradizione avanguardista degli anni Venti e Trenta. Sono facilmente riscontrabili tanto l’uso di tecniche e procedimenti propri del surrealismo e del dadaismo (il collage, la scrittura automatica, il risalto attribuito nel testo alla dimensione onirica) come la ripresa dell’assurdismo tipico di OBĖRIU (Chvostenko reputava Aleksandr Vvedenskij il punto più alto della poesia del Novecento). All’attività del gruppo non è estranea nemmeno l’influenza della pop-art, aspetto che sottolinea l’interesse nei confronti dei mutamenti dell’arte contemporanea. Dopo l’uscita di una raccolta dattiloscritta dal titolo omonimo, le opere di VERPA furono ristampate sulle pagine della rivista tamizdat «Ėcho», fondata a Parigi dal Cittadino Vladimir Maramzin e dallo stesso Chvostenko, costretto nel 1976 all’emigrazione. VERPA offrì un importante contributo alla cultura dell’epoca anche in ambito musicale: Volochonskij, paroliere, e Chvostenko, cantante e chitarrista, risultano autori di diversi brani musicati con successo. Alla penna del primo, ad esempio, è da attribuire una delle canzoni più amate del rock russo: Raj (Paradiso), cantata per la prima volta dall’amico Chvost e passata alla storia nella versione degli Akvarium di Boris Grebenščikov con il titolo Gorod zolotoj (Città d’oro).

BIBLIOGRAFIA:
Aleksej L’vovič Chvostenko. In memoriam, «Novoe Literaturnoe Obozrenie», n.72, 2005,
http://magazines.russ.ru/nlo/2005/72 (04/2018)
V. Dolinin, B. Ivanov, B. Ostanin (sost.li), Samizdat Leningrada. Literaturnaja ėnciklopedija, NLO, Moskva 2003, pp. 395-396.
M. Sabbatini, «Quel che si metteva in rima»: cultura e poesia underground a Leningrado, Europa Orientalis, Salerno 2008, pp. 69-73.
S. Savickij, Andegraund. Istorija i mify leningradskoj neoficial’noj literatury, NLO, Moskva 2002, pp. 37, 59, 138.
S. Savitsky, Dadaism and Surrealism in Unofficial Culture of Late Socialism, http://www.helsinki.fi/venaja/e-materiaali/mosaiikki/en1/ss1_en.htm (04/2018).

[Federico Iocca]
[scheda aggiornata al 26 aprile 2018]